ROBERT CRUMB: IL RE (DEL FUMETTO) E’ NUDO!

ROBERT CRUMB: IL RE (DEL FUMETTO) E’ NUDO!

Signore e signori: spero che molti di voi già conoscano il supremo Robert Crumb, probabilmente il più grande autore di fumetti underground di sempre. Mi sono imbattuto in Crumb più volte nella mia vita, non certamente in modo casuale, apprezzandolo per i più vari motivi, il principale dei quali era trovare sfogo alle mie naturali pulsioni giovanili (pulsioni, che a dirla tutta, ancora sospingono la mia ormai vetusta carcassa).

Però, crescendo, anzi, invecchiando, mi sono detto che aver usato Crumb solo per soddisfare le mie voglie da onanista impenitente era un torto enorme che facevo al Crumb artista, anzi, uomo e artista, perché per Crumb l’arte è davvero l’espressione migliore del suo inconscio. Attraverso i suoi fumetti Robert Crumb racconta se stesso con una sincerità che a molti può dar fastidio. Ebbene, io dico che questi molti o non hanno capito nulla di Crumb oppure, pur avendolo capito, non sono mai stati sinceri. Soprattutto con se stessi!

Ed ecco che in un momento della mia esistenza in cui l’esigenza di guardarsi dentro con sincerità è diventato sempre più pressante - forse perché si avvicina l’ora del redde rationeme, insomma, andarsene con un fardello di bugie da trascinarsi dietro per l’eternità non è auspicabile – ho deciso di avventurarmi alla scoperta dell’uomo Crumb. Per questo motivo, e anche per redimermi dal mio passato di onanista a spese di un genio (che tale è quest’uomo), sono andato in giro per il web a raccattare quanto più materiale potevo su Crumb. Diavolo, tra interviste e articoli (che vi ripropongo interamente), emerge l’anima di un uomo che senza prendersi mai seriamente, dipinge un ritratto feroce, spietato, dell’essere umano. Come direbbe Ennio Flaiano, la situazione è tragica, ma non è seria.

Spero che godiate della lettura di questo lungo articolo, credetemi, ne vale davvero la pena.

Nato a Filadelfia il 30 agosto 1943 (fortunatamente è ancora vivente) inizia la propria carriera come autore di fumetti nel 1968.

Secondo la leggenda, quello che fa è prendersi una forte dose di acidi da cui ci mette circa un mesetto per riprendersi. Quando ciò succede, la sua mente è ormai popolata da una serie di figure bizzarre che presto diventeranno leggendarie: Mr. Natural, Shaman The Human, Fritz il Gatto…
Subito Robert riversa questi personaggi in una serie di storie strampalate, fonda tutto da solo una rivista autoprodotta, chiamata ”ZAP comix”, e la distribuisce a mano nell’incrocio tra Haight e Ashbury, a S. Francisco, in piena summer of love. Complimenti! Hai appena inventato il fumetto underground.

La rivista va così bene che dal numero successivo chiama una serie di altri autori a lavorare con lui: Gilbert Shelton, S. Clay Wilson, ”Spain” Rodriguez, Victor Moscoso e Rick Griffin tra gli altri. Lo stile di Crumb & soci è crudo, irriverente, esplosivo: si prende beffa delle convenzioni sociali degli anni senza mezze misure, spesso utilizzando intenzionalmente immagini e temi volgari, quando non pornografici.

Lo stesso Robert è un vero e proprio pervertito: parecchio complessato a causa della sua eccezionale bruttezza e inettitudine sociale, coltiva un gran numero di fantasie sessuali, spesso fortemente misogine e riguardanti gigantesche e sode amazzoni, fino a creare un vero e proprio stile “crumbiano”, che nell’arco della sua lunga carriera non perde l’occasione di riversare nelle proprie opere, contribuendo non poco alla sua notorietà.

Continuando a lavorare ai margini dell’industria ufficiale nel fumetto, Robert sa con il suo particolarissimo stile toccare numerosi temi, ma sempre mantenendosi fedele alle proprie ossessioni che, tra l’altro, sono nerdissime; non era infatti sufficiente essere un ragazzo occhialuto e sfigatissimo, che si pubblica fumetti da solo, ossessionato dalla topa! Devi anche essere un collezionista di dischi e appassionato di Delta Blues.

Ecco così che tra le sue produzioni possiamo trovare: innumerevoli storie in cui il vecchio porco ci illustra tutta una serie di cattiverie che farebbe a varie donne immaginarie e non; avventure psichedeliche non-sense; elaboratissime e colte saghe dedicate ai grandi della musica blues (da Patton a Hendrix…); illustrazioni dei racconti di Bukowsky ma anche della vita di Kafka; nonché la notissima copertina dell’album Cheap Thrills dei Big Brother & The Holding Company; e molto altro che ora non mi ricordo, il tutto con uno stile riconoscibilissimo, magistrale, che ha fatto scuola all’interno del fumetto per la sua unicità e potenza espressiva.

Come molti sapranno, è stato anche girato un lungometraggio indipendente d’animazione piuttosto discutibile (almeno nella versione italiana) basato sulla sua opera “Fritz il Gatto”.

Credo che invece pochi sappiano che Robert è anche un musicista di banjo country blues ed ha fondato addirittura una band, i Cheap Suit Serenaders, con cui reinterpreta brani presi dalla sua nerdissima collezione di dischi.

Insomma, Robert Crumb è sempre stato conosciuto come il cattivo ragazzo del mondo dei fumetti. Ha riempito quaderni di schizzi di disegni osceni di donne , ha fatto commenti offensivi e riesce ancora a esibirsi in una delle migliori gallerie d'arte di New York con i fan che aspettano un autografo.

Mind Fucks, Kultur Klashes, Pulp Fiction & Pulp Fact dell'Illustrious R Crumb è la sua ultima mostra alla galleria David Zwirner di New York. Mostrando vecchi fumetti degli anni '60 agli album da disegno, un cartone animato su Donald Trump e un ritratto di Stormy Daniels, traccia il percorso di Crumb come capo pervertito, che segna la fine di un'era .

Perché Crumb ha ormai smesso di disegnare donne. L'artista che è stato una figura chiave del movimento di controcultura a San Francisco durante la rivoluzione sessuale perché ora ha deciso di smettere di mettere in mostra la forma femminile? Forse è stato il risultato del movimento #MeToo?

"Non guardo nemmeno più le donne", ha detto Crumb a New York. “Cerco di non pensare nemmeno più alle donne. Aiuta che ora ho 75 anni e non sono più schiavo di una libido furiosa.

È una netta differenza rispetto a un'epoca in cui il suo lavoro era caratterizzato da donne pin-up dalle cosce spesse e anche nella sua serie Art & Beauty del 2016, ha presentato un selfie allo specchio del bagno di una modella di 21 anni che gli ha inviato volontariamente dei nudi via e- mail .

“Quando ero giovane, ero solo ossessionato dal desiderio sessuale, fantasticavo sul sesso, sulla masturbazione, cercando di capire come scopare. È stato terribile", ha detto Crumb. “Fortunatamente per me, ho trovato un modo per esprimere questa turbolenza interiore nei miei fumetti, altrimenti sarei potuto finire in prigione o in un istituto psichiatrico. Nessuna esagerazione. Sto meglio ora. Ho risolto tutto in qualche modo. Il successo e l'amore per le donne vere mi hanno aiutato molto. Aline mi ha davvero salvato il culo.

Si riferisce ad Aline Kominsky-Crumb , sua moglie da 41 anni, fumettista a pieno titolo e collaboratrice . Ma non tutto è cambiato dall'estate dell'amore. Mentre sottolinea i bei ritratti di sua moglie, Crumb rivela anche gli altri suoi amanti.

"Ci sono molti disegni in questa mostra di altre donne con cui sono stato coinvolto intimamente, sia prima che durante la mia relazione con Aline", ha detto Crumb. "Abbiamo una sorta di 'matrimonio aperto', artisti bohémien e libertini che siamo."

Ancor oggi si possono trovare tanti quaderni di schizzi di Crumb degli anni '70. Ci sono disegni di donne acrobatiche con posteriori delle dimensioni di una Kardashian, squallidi uomini d'affari che sorridono dietro i sigari e uno schizzo di un uomo coniglio che schiaffeggia una donna in faccia. Un altro ha una donna con le parole "Sex Object" che fluttuano sopra la sua testa. Quando, di recente, gli è stato chiesto di elaborare, Crumb non ricorda di averlo disegnato.

"Sono sicuro di aver usato il termine ironicamente, una sorta di autoaccusa", riflette. “Sì, sono colpevole di guardare le donne come 'oggetti sessuali', l'ho fatto migliaia di volte nel corso della mia vita. Non ho potuto farne a meno. La vista di una donna con un grosso culo e gambe forti mi ha elettrizzato all'istante. Non era qualcosa che potevo impedirmi di provare. Potevo solo trattenermi dall'agire in base a ciò, e qui sta la civiltà di Freud e il suo malcontento .

I disegni da superdonna di Crumb non erano sempre pensati per potenziare. "Quando ero giovane, provavo molta rabbia nei confronti delle donne, così come degli uomini e della società umana in generale", dice. “Ho sfogato i miei sentimenti nelle mie opere d'arte, nei miei fumetti. Ero abbastanza pazzo da non pensare troppo alle conseguenze.

Ma le cose sono cambiate quando Crumb ha ricevuto critiche. "Sono diventato più impacciato e inibito", ha detto. "Alla fine, è diventato quasi impossibile disegnare qualcosa che potesse essere offensivo per qualcuno là fuori, ed è qui che mi trovo oggi."

Ma c'è vita dopo gli album da disegno, per Crumb. "Quindi sì, non disegno più molto", ha detto. "Va tutto bene. Molto inchiostro è andato sotto i ponti. È abbastanza."

Per decenni, Crumb ha portato con sé un album da disegno ovunque andasse, qualcosa che ha imparato da Leonardo da Vinci. Erano gli anni '70, un'epoca in cui disegnava religiosamente.

"Ho disegnato dalla vita, dalle foto e dalla mia immaginazione", ha detto Crumb. “Li usavo anche come diari, riempiendo tante pagine solo di testo; lunghe riflessioni sconclusionate. Ero socialmente alienato e avevo molto tempo a disposizione.

I fumetti di Crumb sono stati spesso una critica della società moderna, con ondate di nichilismo al sarcasmo e disillusione, per non parlare delle allucinazioni legate alla droga e alla battaglia in corso tra 9-5ers e bohémien, molti dei quali erano i suoi principali lettori negli anni '60 e '70.

Alcuni hanno definito i fumetti di Crumb un commento sulla condizione americana , ma sono anche un'istantanea della sua visione personale. I suoi soggetti da sketchbook andavano da amici a fidanzate, sconosciuti in luoghi pubblici e persone basate su foto di riviste. "A volte solo tipi", ha detto. "Inventati nella mia testa."

“Mi sento 'incompreso' solo quando le persone reagiscono al mio lavoro come se stessi difendendo le cose che ho disegnato; le immagini sessuali folli e violente, le immagini razziste”, ha detto. “Penso che non lo capiscano. Non ho disegnato quelle immagini con l'intenzione di ferire nessuno o insultare nessuno, ad eccezione delle pochissime volte in cui ho fatto strisce prendendo in giro individui specifici, come Donald Trump.

Crumb suggerisce che spetta al pubblico decidere. “Sono solo un artista pazzo. Non posso essere ritenuto responsabile di quello che disegno", ha detto. “Personalmente, non penso che abbiano avuto una cattiva influenza sulle persone. Non credo che funzioni così. Imbrogliare le persone, ingannare le persone, questo è ciò che è dannoso per loro.

Tirando le somme abbiamo dunque il Crumb del blues, il Crumb delle memorie, quello del perverso funny animal Fritz the cat, poi c’è la filosofia spicciola e psichedelica di Mister Natural, e poi c’è il nostro preferito Crumb dell’ossessione per il sesso. Il maestro dell’underground non ha mancato di fare anche una incursione nell’immaginario religioso, con Il libro della Genesi (Ricordate? Ne abbiamo parlato quando si riferiva di onanismo).

Presa per tematiche, l’opera dell’autore è leggibile grazie ad alcune raccolte; anche in Italia sono uscite quelle di Mister Natural – intitolato Mr. Natural – e quella dedicata al blues – intitolata Mister Nostalgia (entrambe per Comma22) – mentre più di recente è iniziata la collection completa di Comicon Edizioni, col volume dedicato a Fritz il gatto preceduto da un primo volume dedicato agli adattamenti letterari.

Per quanto riguarda il Crumb morboso e carnale delle storie dedicate alle donne, è reperibile questo  volume che qui vogliamo presentarvi,  edito da Taschen (cartonato sovraccoperta, a un prezzo accessibile) – e importato direttamente da Logos Edizioni in edizione originale – che serve a raccogliere buona parte delle sue opere incentrate sul sesso, esplicativamente intitolato Sex Obsessions.

Il libro contiene sia brevi storie a fumetti (a colori e non), che illustrazioni a pagina intera (sketch o altre più elaborate). Si va da lavori della metà degli anni Ottanta fino ad altri degli inizi dei Duemila. L’espediente dell’ossessione per il sesso, sua e dei suoi personaggi, per Crumb è occasione di raccontarsi come uomo e come artista. Senza alcun pudore, mette a nudo sé stesso e la sua mente di fronte al lettore, con una nonchalance tale da far pensare che vari di questi lavori non siano stati realizzati pensando al pubblico, bensì per urgenza personale. La morbosità del racconto – unito alla prorompente fisicità del disegno, fatto di corpi estremamente tondeggianti e proporzioni ignorate a fini metaforici – assume valore psicologico, di irrazionale sfogo.

Che la chiave di lettura sia quella della confessione lo mostrano da subito i titoli. Per citarne alcuni: My Troubles With Women (“I miei problemi con le donne”), con un viaggio a ritroso nella pubertà crumbiana; Shameless Comics (“Fumetti svergognati”), breve serie di sketch di perversioni – e contorsioni – sessuali; The Mighty Power Fems (“Le femmine potentissime”), e le sue nerborute donne lottatrici adorate da un gruppo di nanetti; The Story of My Life (“La storia della mia vita”), con l’autore dentro a una culla, ma anziano, spinto da una ragazzina disinibita; Divine Source of Female Power (“La fonte divina del potere femminile”), col barbuto Mister Natural anche lui alle prese con un donnone; You Can’t Have Them All (“Non puoi averle tutte”), in cui Crumb va in giro per strada a lasciarsi affascinare da qualunque fanciulla.

I racconti sono ben 67, in un volume cartonato con sovraccoperta di ottima fattura. Per certi versi, si potrebbe dire che si tratta del miglior Crumb che si possa leggere (seppur meno universalmente apprezzabile rispetto al Crumb delle storie sul blues). Un autore nella sua maturità (anche anzianità, in alcuni punti), sia narrativa che grafica; che adatta con efficacia il ragionamento su sé a tematiche di schietta quotidianità o a scenari astratti. Il confessionale sessuale di Crumb non trascende mai il reale, non fa mai filosofia (eccetto quando con la filosofia gioca, con Mister Natural); di modo che, pur rischiando di dare ad alcuni l’impressione di un racconto troppo triviale, ha il pregio di portare la franchezza e la modestia woodyalleniana (e jewish) a un livello sempre estremamente umano, down to heart, che, a differenza dell’opera del regista, difficilmente può prestarsi a onanismo intellettuale da salotto (né sfocia nell’onanismo da pornografia).

Unico piccolo problema di un volume di indubbio pregio: è in lingua originale. E per certi versi, questo non sarebbe nemmeno un difetto. Sì, perché Crumb sarà anche spesso verboso e capace di scrivere in un linguaggio non standard ma simile al parlato (quindi non sempre di semplice comprensione), però è operazione complessa e delicata adattare le sue parole e il suo lettering tanto che avere davanti le sue tavole così come sono nate non può che essere una gioia.

La copertina del NY Observer dedicata a Crumb e disegnata da Drew Friedman

Nell’ottobre 2015 il New York Observer ha pubblicato un’intervista a Robert Crumb in un articolo intitolato Robert Crumb hates you (Robert Crumb vi odia). La conversazione, condotta dal giornalista Jacques Hyzagi, contiene alcune delle più controverse dichiarazioni dell’autore americano, spesso etichettato dai media – non a torto, va detto – “il più grande fumettista vivente”. La maggior parte della discussione verteva sul sesso, la misoginia, la fobia sociale, la storia e la politica americana del Ventesimo secolo. Ed ha offerto alcune risposte sovversive, al limite della liceità, come quella in cui Crumb afferma «Dovremmo bombardare le banche del cazzo». Parole come queste non potevano non fare scalpore, e l’effetto è stato un’ulteriore sorpresa: Crumb è intervenuto poche settimane dopo, per precisare e smentire alcuni passaggi chiave. Ma andiamo con ordine.

I passaggi più controversi

Le domande poste da Hyzagi sono state tra le più scomode e, diciamo, ‘inopportune’ che il cartoonist abbia mai ricevuto. Ma non per questo le risposte non sono state dirette. «Hai mai pensato realmente di suicidarti?», chiede il giornalista. «Sì. L’ultima volta che ci sono andato vicino era il 1986», ha risposto Crumb. «Ero al culmine della mia fama. La BBC è venuta a casa mia per fare un documentario su di me e sono stato invitato a questa convention sul fumetto, il Festival Internazionale del Fumetto di Angoulême, in Francia. Tutte queste cose avevano a che fare con l’essere famoso. Avevo bisogno di soldi, quindi ho accettato l’offerta della BBC. Hanno invaso la mia casa con le loro videocamere, con le luci e la loro merda – è stato terribile. Poi sono andato a questa grande fiera di fumetti in Francia, dove sono stato l’evento principale. Hanno costruito una mia testa gigante, che la gente poteva attraversare camminando. Tutti i miei fumetti sono stati esposti all’interno di questa testa gigante. Era una tortura. C’erano giornalisti, fotografi ovunque. Mi sono sentito disgustato dalla vita».

E ancora: «Qual è la tua posizione sessuale preferita?», chiede il giornalista. «[…] Mi piace che me lo succhino mentre sto seduto su una sedia, con la donna inginocchiata, ben allungata, così da poterla schiaffeggiare sul culone”, ha detto Crumb, non senza un primo momento di imbarazzo. «Un culo grosso è come il paradiso. Come due palloni da basket giganti».

L’intervista contiene molti altri passaggi piuttosto pesanti. Così scomodi da sembrare forzati. Come la domanda «Quando hai rapporti sessuali nei tuoi fumetti, come quello nella storia Memories Are Made Of This, di solito sono da dietro. Ma noi non vediamo mai se si tratta di sesso anale o vaginale». Il che rende lecito chiedersi cosa spinga un giornalista a fare queste domande ‘impertinenti’ e, peraltro, irrilevanti. Perché chiunque ha letto le storie di Crumb sa benissimo quanto, già di suo, l’autore si sia esposto e messo a nudo. Tanto che il fumettista stesso, dopo aver risposto “vaginale” e aver spiegato che non è tanto l’atto in sé quello che conta, ma ciò che avviene prima e dopo di esso, chiosa dicendo: «è tutto nei miei fumetti».

La smentita e le precisazioni di Crumb

Per questi motivi l’intervista ha destato parecchio scalpore, diventando un piccolo caso e, sicuramente, generando un gran numero di accessi al giornale. Un articolo che però, solo pochi giorni fa, è stato accusato di essere in parte falso e pesantemente manipolato. È lo stesso Crumb a denunciarlo, in un breve scritto pubblicato sul blog di un amico. «Questo articolo per me è stato molto doloroso e sento l’urgente bisogno di dire al pubblico cosa c’è di sbagliato e perché».

«La cosa più urgente che ho bisogno di fare è correggere il commento citato nell’articolo in cui dico: “Dovremmo bombardare le banche del cazzo”. Soprattutto voglio dire che non credo veramente che dovremmo “bombardare le banche del cazzo.” Onestamente non lo farei! Okay? Stavo parlando a ruota libera! Okay? AMO le banche! Davvero! Ci tengo i miei soldi, proprio come la maggior parte delle persone! E in ben due banche! Io non sostengo la violenza di qualsiasi tipo! Sono un uomo di pace, va bene?».

Un’illustrazione per un racconto di Charles Bukowski | © Robert Crumb

I media sono potenti, afferma Crumb, sentendosi in pericolo per la frase sulle banche a lui attribuita: «Non voglio che il governo o chiunque altro decida che ho bisogno di essere punito per aver detto che le banche dovrebbero essere fatte saltare in aria. Un’osservazione del genere è presa molto seriamente in alcuni ambienti, se è riportata pubblicamente dai media e detta da una persona nota, le cui opinioni e idee possono influenzare il comportamento delle persone. I “poteri forti” hanno persone incaricate che non fanno altro che controllare i media alla ricerca di cose del genere». Un tema d’attualità, qui in Italia. Recentemente, infatti, un caso simile è capitato allo scrittore Erri De Luca, rinviato a giudizio per istigazione a delinquere a causa di alcune frasi contro i cantieri della TAV rilasciate all’Huffington Post in un’intervista del 2013. Le parole “la Tav va sabotata” gli sono costate un processo, iniziato lo scorso gennaio e conclusosi con assoluzione il 19 ottobre 2015.

Crumb scrive di non avere mai detto molte delle cose riportate nell’articolo del NY Observer. Nega di aver detto quanto trascritto sulla ‘posizione sessuale preferita’ – almeno non in quei termini – e accusa la rivista di aver voluto calcare la mano sulla sua persona: «Credo che il New York Observer abbia voluto farmi passare per cattivo. Già dal titolo dell’articolo, “Robert Crumb Hates You”, con una foto scelta con cura di me a qualche vernissage in una galleria, mentre guardo accigliato la macchina fotografica. “Robert Crumb Hates You”. Che cosa vuol dire poi? Io non odio “voi”. Come posso odiare “voi” quando non so nemmeno chi “voi” siate? Cosa dovrebbe significare? Ovviamente, il messaggio è: questo è un vecchio zozzone del cazzo senz’anima. Certo, odio molte di quello che accade nel mondo. Molto di ciò che le persone fanno è odioso. Ma cerco di odiare il peccato, non il peccatore. È sbagliato concentrare il proprio odio sulle persone, sugli individui. La propria indignazione andrebbe rivolta verso le stronzate che la gente fa. L’ho sempre pensata così».

Crumb incontra Donald Trump, in ‘Point the finger’ | © Robert Crumb

Ragionando su quanto è successo, Crumb dà la colpa prima di tutto a se stesso e al suo ego, all’aver accettato questa intervista e all’aver permesso al giornalista di entrare in casa sua per ben due giorni consecutivi. Inoltre, condanna il giornale, additandolo come repubblicano e conservatore. Come un organo di stampa che non vedeva l’ora di mettere in cattiva luce un influente liberale americano. Sottolinea che l’editor della rivista, Ken Kurson, ha lavorato a lungo per l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, noto repubblicano, e che l’Observer è di proprietà dell’imprenditore Jared Kushner, marito di Ivanka Trump, figlia del miliardario Donald Trump, candidato repubblicano alle presidenziali americane del 2016. Personaggio, quest’ultimo, che a Crumb non è mai andato a genio.

Già sul finire degli anni Ottanta lo aveva criticato aspramente inserendolo nella storia Point the Finger, dove lo etichetta come “il più malvagio uomo vivente”. Uno “così odioso” da non riuscire neanche a guardarlo. Un racconto dissacrante in cui il miliardario finiva con la testa infilata a forza dentro la tazza di un cesso, sotto il ghigno strafottente di Crumb. Un fumetto che oggi sarebbe d’attualità, vista l’ascesa di Trump in politica. E che comunque, chi lo ha letto, non ha dimenticato. Come la scrittrice Joyce Carol Oates, che ai due ha dedicato un paio di tweet sostenendo che Trump sia in realtà una creazione di Crumb, forse un personaggio inventato dall’autore per stereotipare e satireggiare sui potenti uomini bianchi americani.

«È difficile dire quanto siano intenzionali le distorsioni e le parole che Hyzagi mi ha messo in bocca», continua Crumb. «Ha registrato l’intervista, ma l’inglese non è la sua prima lingua ed è possibile che abbia semplicemente frainteso alcune cose, dovendo interpretarle. Mi ha mandato una prima bozza dell’articolo così pessima che ho dovuto in parte riscriverla, ma ero riluttante a cambiare troppe cose per paura di offenderlo. In ogni caso si è incazzato, mi ha accusato di essere “manipolativo” e mi ha detto che cercavo di “controllare la mia immagine”. Nonostante abbia mantenuto gran parte delle mie correzioni, ha anche inserito alcuni passaggi che avevo tagliato e aggiunto altre cose ancora. E prima di andare in stampa non mi ha mandato una bozza finale. Non sapevo nemmeno che l’articolo era stato pubblicato finché un amico non mi ha detto di averlo letto su Internet. Adesso mi dispiace non averlo riscritto per intero».

Rumor that R. Crumb is “deeply insulted” by suggestion in a previous tweet that “Donald Trump” is a R. Crumb creation… Not so?

— Joyce Carol Oates (@JoyceCarolOates) January 12, 2013

Una buona occasione (giornalistica) buttata via

Jacques Hyzagi, ex membro dello staff del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, scrive per l’Observer dal 2014. A oggi ha inanellato una serie di interviste a personaggi di primo piano, come quella al fondatore di WikiLeaks Julian Assange, e la sua carriera nel giornalismo sembra decollata. Perché quindi manipolare le parole di Crumb? Per destare più scalpore? Per destabilizzare il lettore medio del giornale? Per ingraziarsi i repubblicani? Per una qualche strana logica di mercato? Per la sua stessa carriera? Non ci è dato saperlo. Così come non ci è dato sapere se Crumb dice il vero – anche se siamo propensi a crederlo.

Purtroppo, rimaniamo con tante domande e nessuna risposta. Ma soprattutto con molta amarezza. Perché quest’intervista rappresenta anche un’opportunità mancata. In pochi – quasi nessuno – hanno avuto l’opportunità di entrare per ben due giorni di seguito in casa di Crumb e farlo parlare a ruota libera sui temi più disparati. Nonostante esistano molte interviste all’autore, l’occasione era più unica che rara e porre domande giuste e pertinenti sarebbe stato non solo un dovere deontologico, ma anche un dovere culturale nei confronti del contributo straordinario che Crumb ha dato all’arte del Novecento. E questa opportunità persa si intravede in almeno un passaggio dell’articolo, forse l’unico degno di nota in mezza a tanto scandalo gratuito.

È il punto in cui Crumb cerca di spiegare perché lui ha avuto successo e gli altri disegnatori del periodo no:

«Mi è capitato di essere quello su cui si è concentrata l’attenzione, ma c’erano alcune persone che sono andate molto più in là di quanto abbia fatto io. S. Clay Wilson per esempio. Ha realizzato fumetti underground davvero notevoli. Era più originale di me. Non so da dove venisse. Nessuno aveva mai fatto niente di simile prima, ma era meno attraente per un pubblico più vasto rispetto a quanto lo è stato il mio lavoro. Wilson è un po’ difficile da capire. Il mio lavoro è arrivato a molte più persone. L’ho mantenuto molto più leggibile di quanto ha fatto Wilson. Justin Green è uno dei migliori del periodo dei fumetti underground americani. Ma è più modesto, più sottile rispetto alle mie cose. I miei fumetti erano molto più lineari e leggibili dei loro. Recentemente ho ripreso in mano la mia collezione di fumetti underground di fine anni Sessanta e primi anni Settanta. Pochissimi di loro erano coerenti o leggibili, un numero sorprendentemente piccolo. La maggior parte degli autori erano così strafatti che non potevano disegnare nulla di leggibile. Chi poteva comprare e leggere questa merda? Ma Wilson e Green si sono distinti, erano dei grandi, eccezionali.

Il mio lavoro ha raggiunto un pubblico di massa perché ho usato un modo molto tradizionale di disegno per dire qualcosa di più personale e pazzoide. Ho usato il tradizionale metodo standard delle strisce dei quotidiani per dire qualcosa di pazzo, qualcosa di personale, che in qualche modo ha raggiunto le persone. Inoltre, ero sempre molto attento a orientare il mio lavoro verso un pubblico specifico, a cosa fare e non fare per renderlo leggibile, per mantenerlo divertente. Ma non si trattava di marketing. Si trattava di comunicare. Stavo usando questi trucchi del fumetto tradizionale per comunicare la mia esperienza personale. Il fumetto era un linguaggio che avevo amato profondamente per tutta la vita. Ed era l’unico modo che conoscevo per connettersi con il genere umano. Certo, ho desiderato il riconoscimento. Ero ambizioso. Ma volevo riconoscimento alle mie condizioni. Non volevo disegnare le idee degli altri. Volevo disegnare le mie visioni, e la mia testa ne era piena.»

Da questo punto di vista Hyzagi è reo di aver voluto dare un taglio scandalistico all’articolo. Sarebbe potuta essere una delle interviste più ampie a Robert Crumb pubblicate su un grande giornale generalista. Poteva essere il modo per raccontare la grandezza di Crumb a partire dalle sue opere e, al contempo, offrire una rilettura critica della sua fortuna. Invece risulta un inutile articolo sensazionalistico. Un esempio di mediocre giornalismo, che mira a scandalizzare un pubblico di millennials con le elucubrazioni sessuali di un anziano artista che, con la sua “immaginazione perversa”, ha già riscritto la Storia oltre 40 anni fa.

Premessa

Negli ultimi tempi Crumb gode di una brutta fama in America. I giovani autori non fanno che parlarne male. Dicono che la sua rappresentazione della donna è offensiva. Che è razzista. Che è un predatore sessuale. Che è misogino e antisemita.
… insomma, ci vanno giù pesante. Alla consegna dei premi a un festival del fumetto indipendente, quando è stato pronunciato il nome di Crumb, il pubblico ha fischiato.
Prima di cominciare vorrei semplicemente dire una parola a proposito di queste critiche: il mio parere è che ogni opera vada analizzata e giudicata per l’equilibrio che si trova al suo interno. Essa crea un mondo a se stante ed è al suo interno che va cercata l’etica che lo attraversa. Prendere un aspetto del lavoro di Crumb e definirlo scorretto per i nostri standard, indipendentemente da un’analisi completa del suo lavoro, rivela incapacità critica, se non mala fede.
Bene, direi che possiamo cominciare…

Ode a Robert Crumb

di Alessandro Tota

Me lo ricordo bene quando ho scoperto Robert Crumb: era un vecchio libro della Acme Edizioni, Io e le donne. Non avevo mai visto niente del genere. Raccontava la sua vita prendendosi per il culo in maniera incredibile, ma anche come una specie di epopea eroica in cui anche il successo era visto come una stronzata e i suoi ammiratori come dei fessi.
Questa assoluta mancanza di buon senso, di adulazione del pubblico e di se stesso, mi piaceva e mi piace ancora un casino. È una qualità rara, l’autoironia. Ci prendiamo tutti terribilmente sul serio. E facciamo bene, perché là fuori è una giungla, se mostri che sei debole ti ammazzano! Ma Crumb se ne fregava, i suoi fumetti erano uno spazio di libertà assoluta. È stata questa la prima cosa che ho amato di lui.

Poi, essendo io un cattolicone, ho amato il gusto masturbatorio della confessione. Crumb vuota il sacco come nessuno prima di lui. Senza vergogna. Ogni fantasia, desiderio, delirio, per quanto inconfessabile, eccolo là, nero su bianco. Sempre prendendosi per il culo, ma anche godendo, eccitandosi. Personalmente non ho mai trovato sessualmente eccitante il lavoro di Crumb, né particolarmente offensivo nei confronti delle donne. Prendeva troppo per il culo se stesso per poter essere offensivo verso chiunque. Era del tutto privo del principio di autorità, troppo “contro” i valori classici del maschio per poter essere offensivo verso la donna. Per me era un teatro delirante con regole tutte sue.
Era chiaro che lui si stesse arrapando a disegnare certe cose, ma a me faceva soprattutto ridere che lui si facesse ‘sti film, che sono cose completamente assurde, tipo essere re in un mondo in cui sono tutte donne bonissime, una fantasia che neanche un tredicenne… o quella in cui arriva un manipolo di donne maoiste e lo arresta… che cretino.

Poi, crescendo, ho messo a fuoco la sua visionarietà. Il fatto che qualunque cosa lui disegnasse fosse trasfigurata. Che ci trovassimo nella testa di Robert Crumb. Era un talento magico, con pochi uguali nel fumetto. Se Milton Caniff disegna un vaso, è soltanto un vaso. Bello quanto si vuole, ma resta un vaso. Ma se Crumb disegna un vaso, quello diventa un concentrato di nevrosi, una visione sconvolgente. E questo è fantastico perché per farlo serve la tecnica, ma serve anche un’onesta e coltivata singolarità. La sua visione poetica è straordinaria, guardate il modo in cui disegna le scene di strada americane, non si limita a rappresentare le forme. Sceglie gli elementi da accentuare per trasmettere l’idea di un mondo in decadenza, una società perduta. E in mezzo a questo delirio spaventoso, cosa conduce gli individui? Le pulsioni bestiali! Il sesso! La ricerca del potere! Uomini e donne sono egualmente perduti. Eccola l’umanità di Crumb, ed ecco il vero scandalo nel suo lavoro, quello di essere fuori dalla società e di mostrarla come la maggior parte delle persone non vorrebbe mai vederla.

Dopo quel libro, Io e le Donne, ho comprato il Kafka illustrato da Crumb. A sedici anni avevo una vaga idea di chi fosse Kafka. Avevo una vaga idea di cosa fosse qualunque cosa, a dire la verità. A me quel libro ha aperto la testa. È stato importantissimo leggere Kafka. Era importante scoprire che una persona si fosse guardata dentro in quel modo. Da allora ho sempre associato Kafka e Crumb.

Arrivato all’università ho letto Solo come Kafka di Marthe Robert e ho cominciato a vedere una nuova affinità tra Kafka e Crumb.

Kafka era ceco, ma scriveva in tedesco, in un tedesco semplice e diretto. Cercava l’intensità, e a volte chi cerca la visione forte, vivida, riduce al minimo gli orpelli, non ne ha bisogno (Kafka, ma anche Ágota Kristóf). Ho sempre trovato una curiosa affinità il fatto che Crumb, che ha realizzato i suoi fumetti sempre in “scrittura automatica” improvvisando vignetta per vignetta, tirando fuori le sue ossessioni, abbia utilizzato la grammatica dei fumetti che leggeva da bambino, che per lui era la grammatica più semplice: quella di Barks, di Walt Kelly, di Little Lulu. Usa le stesse inquadrature e i passaggi di tempo di questi fumetti.
Non posso impedirmi di pensare che come Kafka usi un tedesco semplice, Crumb usi un linguaggio del fumetto semplice per concretizzare i propri fantasmi.

Semplificare il linguaggio per accedere a una specie di sogno lucido… mi sembra un’idea bellissima. Sapete che Kafka scriveva quasi in trance? E che disegnare alcune centinaia i trattini come fa Crumb vi porta in uno strano stato mentale?
A me ‘sta cosa della scrittura semplice per esplorare la propria fantasia, non per esprimere un’idea pensata in precedenza, ma per andare a zonzo, per dare libero corso, per divagare, mi ha ossessionato per anni. Se ne sente ancora l’influenza nei miei fumetti.

Sempre all’epoca della lettura di Kafka ho scoperto che Crumb faceva questi sketchbook bellissimi. “Anche io!” mi sono detto, illuso come solo un giovane disegnatore può esserlo, “Anche io avrò un quaderno così, con tanti bei disegni fatti direttamente a penna!”… e quante pagine ho strappato, per nascondere ai posteri i miei errori! Quanti quaderni sprecati! Tutta colpa di Crumb!

Poi Stampa Alternativa fece una ristampa dei primi numeri di Zap Comix, e nell’introduzione, che imparai a memoria, trovai finalmente delle informazioni su San Francisco e sugli anni Sessanta. In epoca pre-internet era oro. Spesso le storie su Crumb me le raccontavano gli amici più anziani ai giardinetti. Interrogavo gli studenti universitari che lo conoscevano, carpendo informazioni, scroccando da fumare, sempre in pochi eletti a conoscere, a capire. Una massoneria di sconvolti, col mito degli anni sessanta. A me sarebbe piaciuto essere Andrea Pazienza, ma in cuor mio mi identificavo con Robert Crumb.

E poi gli devo la scoperta del blues, il primo cd di Charley Patton che comprai, che corsi a far ascoltare al mio migliore amico. Per non parlare dell’introduzione che Crumb fa a Kurtzman, e da là una porta che si apriva sulla storia della cultura popolare… che momenti, ragazzi. Parlare di Crumb è raccontare la mia adolescenza barese, passata a disegnare nella speranza di diventare anche io bravo come lui, motivato dall’ammirazione e da un sano spirito di emulazione. Per me Crumb era uno che non faceva compromessi, era uno che cercava l’onestà sopra tutto e lo faceva RIDENDO. Ma cosa volete di più?

Nel suo lavoro vedo accettazione di se stessi e messa in crisi dei valori, in un processo che rade al suolo le strutture, le menate, i presupposti falsi, per ripartire dalla verità dell’individuo. Questa prassi è il risultato di precise circostanze storiche, quelle dell’America degli anni 50-60, ma parla di un bisogno sempre presente negli uomini e nelle donne, un bisogno ancora attuale.

Crumb gioca a fare un viaggio nell’incosciente, perdendo ogni remora e ogni controllo. Non fa “comunicazione”, non fa propaganda. Compie un atto di realizzazione puramente personale, addirittura antisociale, in cui l’individuo afferma se stesso contro ogni buon senso. Se è vero, come dice Alan Moore, che ogni arte è propaganda, in Crumb ciò che è propagandato è la liberazione dell’inconscio, prima che il suo contenuto.

E io che a quindici anni io cercavo nei fumetti nient’altro che storie divertenti, ho intuito vagamente tutto questo grazie a Crumb, e mi ha trasformato per sempre.

Sarò sempre grato a quell’uomo. Al diavolo le polemiche, non posso dire altro che GRAZIE DI TUTTO, MR. CRUMB.