Veramente la patata non tira più?
Buon san Valentino a tutti voi, carissimi e fedeli frequentatori del nostro amato rosa-rossa, nonchè eterni innamorati della patata! Come state?
Vogliamo riproporvi il "caffè di Gramellini" di oggi pubblicato dal Corriere per rilanciare il suo grido d'allarme: la patata non tira più ahimè... la passione è in discesa libera e l'interesse per il sesso crolla in ogni dove.
E noi che facciamo? Ci crediamo? ci arrendiamo? Davvero rimaniamo insensibili di fronte a tutte queste ragazze invitanti, procaci, disponibili e arrapate? Noi non ci crediamo e siamo altresì convinti che sia il momento di andare in controtendenza continuando a fare la nostra parte. Accendendo cioè la miccia del desiderio.
Tanti auguri amici!
L’amore non sta bene. E stavolta non parlo dell’eterna danza di cotte mai o mal ricambiate, retromarce, convivenze, tradimenti, doppie vite, minestre riscaldate, separazioni e fermate di un giro alla casella Solitudine, ché poi forse si riparte. Non parlo neanche dell’immensa carica di violenza che viene esercitata nominando invano il suo nome: ci si è persino stufati di ripetere che l’amore è un abbraccio che non strozza.
Oggi, nel giorno in cui onoriamo il suo onomastico finanziando a fondo perduto i venditori di bigiotteria, vorrei piuttosto denunciare la crisi dell’amore inteso come passione: per una persona, ma anche per un sogno o per un’idea, sia pure discutibile o addirittura sbagliata. C’è una cappa di depressione che ci opprime, ci spaventa, ci rende cinici e al tempo stesso soggiogabili dal primo santone che passa.
Le ragioni hanno principalmente a che fare con l’impianto turboconsumista del nostro stile di vita e sono talmente tante che non azzarderò neppure un elenco. Mi limiterò ad analizzare il sintomo più evidente: la caduta verticale del desiderio. In Occidente si fa sempre meno sesso, e i giovani ne fanno ancora meno degli adulti. Ho appena ricevuto la lettera spiritosissima di una madre milanese che, da quando ha l’abbonamento a teatro, ogni venerdì sera esce con il marito, lasciando campo libero al figlio ventenne e alla sua ragazza: «Le prime volte avevamo un certo imbarazzo nel tornare a casa, temendo di sorprenderli nell’intimità, ma adesso mi verrebbe da dire: magari…».
«O li troviamo seduti sul divano a distanza di sicurezza, intenti a guardare qualche serie tv. O più di frequente, in stanze diverse a chattare con gli amici. Mi hanno spiegato che per loro il sesso non è una priorità. Il problema è che temo non sia più neanche una secondarietà».
La felicità non scrive ai giornali per cui i lamenti di una madre non bastano a certificare una tendenza. Però cominciano a essere qualcosa più di un indizio. Ormai «è una verità universalmente riconosciuta», direbbe Jane Austen, che il contatto fisico non va più di moda. E neanche quattro dei cinque sensi. Quando una mia amica ha chiesto alla figlia se le piaceva l’odore del suo ragazzo si è sentita dare della pervertita. L’unico senso che si salva è la vista, ma è sottoposto a un tale sovraccarico di lavoro che va spesso in affanno, stimolando emozioni sempre più brevi e meno intense, che per continuare a funzionare hanno bisogno di un aumento costante del dosaggio, come le droghe.
Ma la crisi dell’amore-passione non si riduce al sesso. Investe ogni campo dell’entusiasmo umano, dall’arte all’utopia. Non abbiamo mai fatto sogni così piccoli. Vale la pena riprendere in mano il miglior manuale di educazione sentimentale esistente in commercio, il Simposio di Platone, per ricordare il segreto che l’autore fa rivelare a una sacerdotessa «esperta in cose d’amore», dietro la cui maschera potrebbe nascondersi Aspasia, la compagna di Pericle concupita da Socrate e osteggiata dai bacchettoni di Atene, una donna libera, disinibita e consapevole che ha anticipato il mondo di venticinque secoli. «Eros non è possesso, ma creazione», afferma con parole che andrebbero infilate a forza dentro i diari scolastici e le scatole di cioccolatini.
Ogni essere umano aspira all’immortalità, cioè a lasciare dietro di sé qualcosa che gli sopravviva. Per farlo ha bisogno di generare, ma non necessariamente un figlio, dice Aspasia o chiunque sia quella meravigliosa creatura. Può generare anche delle opere. Il procedimento è il medesimo: si coglie il bello attraverso i sensi, con il bello ci si eccita e da eccitati si crea. Perché solo nello stato di eccitazione si può realizzare qualcosa di durevole. Tutti possiamo essere genitori: di qualcuno o di qualcosa. Artisti, imprenditori, artigiani, insegnanti, giudici e legislatori costruiscono il loro e nostro futuro soltanto se e quando sono posseduti dal demone della passione per quello che fanno. La passione è sempre una forma di follia, una rivoluzione, una malattia, un gesto potenzialmente sovversivo, e infatti spaventava il potere già ai tempi di Aspasia.
Adesso lo spaventa di meno semplicemente perché se ne vede poca in giro. Ma che cos’è la vita senza la passione? Senza un sogno da realizzare, un talento da disseppellire, un amore ricambiato da toccare?
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.