The Devil in Miss Jones, diavolo di un Damiano!

The Devil in Miss Jones, diavolo di un Damiano!

Cinquant’anni portati molto bene!

Il film dell’anno a mio insindacabile giudizio è infatti datato 1973.

Sì 50 anni fa. Celebriamo il suo mezzo secolo con una rivisitazione scevra da intenti puramente voyeuristici, alla ricerca di un significato che vada oltre il sesso e il porno.

Cos’è in fondo questo film di Gerard Damiano?

Un inno alla lussuria più lussureggiante?

Uno sguardo nell’infelicità inevitabile dell’essere umano?

Un tonante e oscuro invito a una vita più morigerata?

Oppure semplicemente un porno scritto, diretto e interpretato per colpire allo stomaco i benpensanti dell’epoca?

Qualsiasi fosse l’intento di Gerad Damiano e che ognuno di voi può interpretare a suo piacimento, The Devil in Miss Jones resta sicuramente il meglio del porno di quegli anni magici che noi chiamavamo i ‘70 e che sono stati precursori di così tante buone cose, un film che dovete  quasi obbligatoriamente vedere, di cui volevo raccontarvi da tanto tempo: “Il Diavolo in miss jones” di Gerard Damiano. The Devil in Miss Jones (1973):

Ecco il trailer:

https://www.youtube.com/watch?v=pFsjFojd3xQ

Porno storico, diretto da un regista che sembra voler raccontare qualcosa d'altro, restando in un limbo narrativo indecifrabile tra lo squallore di momenti (esplicitamente) osceni e la poetica sublime di un filosofo. Il preambolo tragico anticipa il seguente lavoro dell'autore, Legacy of Satan: unico film di genere (horror), girato da Damiano.

The Devil in Miss Jones (1973):

Justine Jones (Georgina Spelvin), rinchiusa in cella con un uomo (Gerard Damiano), impreca inutilmente contro il compagno al fine di ottenere attenzioni sessuali.

Depressa e sconsolata, Justine (ancora vergine) si spoglia entrando nella vasca da bagno sul cui bordo risalta una lametta. Vuole farle finita, chiudere con la vita e, senza esitazione, in pochi istanti si taglia le vene. Quanto tempo è passato? Una frazione di secondo? Un minuto? Forse un'ora, un giorno, un mese? Un anno, o un'eternità?

Sulle inquietanti e pertinenti note di Bridge over troubled waters dei Simon & Garfunkel, la protagonista compie un suicidio messo in scena in maniera piuttosto disturbante. Lo compie immersa nell'acqua (troubled waters, appunto). Un peccato capitale, il cui compimento inevitabilmente origina un ponte ultraterreno che congiunge due luoghi (e tempi) differenti: il qui e ora come punto di partenza, l'Aldilà eterno come punto di arrivo. Strano modo per iniziare un porno, che poi procede in un clima di decadente lussuria, dove Damiano (che interpreta il compagno di cella della Spelvin) non fa mancare nulla di esplicito: fellatio con conclusione facciale, anal in quasi tutte le possibili declinazioni, doppia penetrazione e -addirittura- una inquietante scena con serpente, accolto in bocca dalla disinvolta attrice.

Justine si trova seduta di fronte ad uno strano personaggio. Non capisce, non sa di essere trapassata. Quell'ambigua creatura, dalle umane sembianze, è incaricata di prepararla alla sentenza finale: "Le sue referenze sono buone, in alcuni casi eccellenti... ma il suo incidente..."

Justine adesso ricorda: ha compiuto suicidio e comprende che è condannata, per sempre, all'Inferno. Non è giusto, non ha mai fatto nulla di male, si e persino mantenuta vergine. "Se potessi rivivere... vorrei provare di tutto, la lussuria come prima e unica cosa."

L'interlocutore, sorpreso e compiacente, annuncia che è possibile concederle un periodo per rimediare e recuperare il tempo perduto. Si apre un'enorme porta, che Miss Jones varca con certo timore. Ad attendere, un perverso maestro (Harry Reems) la condurrà, per gradi, agli estremi limiti del dolore e del piacere.

Justine Jones (la famosa diva Georgina Spelvin già protagonista del mitico Gola profonda, attricetta senza arte né parte poi caduta in disgrazia) è la donna sola e depressa che decide di farla finita. Giunta nel limbo, una sorta di angelo le annuncia che non può accedere al paradiso perché si è suicidata, e non può accedere all'inferno perché è stata troppo pia. La donna chiede allora di poter tornare sulla Terra per potersi guadagnare l'inferno dedicandosi alla lussuria sfrenata.

Il Diavolo, allora, decide di riportarla in vita a patto che si lasci andare ai piaceri più lussuriosi che non ha avuto modo di conoscere prima di morire. Al suo ritorno, però, sarà condannata a masturbarsi per sempre senza raggiungere mai l'orgasmo.

Benché le scene hard siano girate in maniera grossolana, il contorno di pregnante surrealismo appare efficace e, di fatto, prevalente sui dettagli sessuali. The devil in Miss Jones, a differenza del precedente Gola profonda, segna un drastico cambio di registro tematico per Damiano, che passa inaspettatamente dalla commedia ad un clima drammatico quando non tetro (causa anche una colonna sonora malinconica e decadente).

Curiosità
La Spelvin, inizialmente scritturata dietro le quinte in supporto alla ristorazione del cast, finisce per essere ingaggiata nel ruolo d'attrice principale a seguito di un problema ai denti che allontana, un paio di giorni prima dell'inizio delle riprese, Sue Flaken (deputata ad interpretare Miss Jones). La Flaken ritorna quindi a lavorazione iniziata sul set, per poi apparire in una parte secondaria.

"Molte donne si danno a Dio quando il diavolo non le vuole più." (Sophie Arnould)

Se GOLA PROFONDA ha reso alla moda per i suburbani visitare un cinema per adulti, IL DIAVOLO IN MISS JONES ha permesso a critici e accademici seri di lanciare qualcosa di più di uno sguardo sprezzante allo schermo pornografico. Con una durata di 74 minuti scarsi, MISS JONES è un film che rimane anche dopo molto tempo. È un film crudo e sorprendente per molti versi, lontano dal divertimento schiumoso che si trova nella pornografia, sia prima che dopo. Non è un film sull'abbandono sessuale come gran parte delle pellicole di questo genere. Piuttosto è un film sulla vita, la morte e le conseguenze.
Gli argomenti pesanti, concordo in pieno, ma il film riesce ad attirarci fin dai primi istanti. Il nostro primo incontro con Justine Jones ci porta direttamente nel suo mondo. Il suo appartamento è spoglio: un mare di muri bianchi, un bozzolo di isolamento nel caos di New York City. La performance di Georgina Spelvin è sia sottile che ovvia e mentre affronta i dialoghi prolissi come qualsiasi professionista, è più efficace nelle scene in cui non pronuncia alcuna parola. Dal momento in cui per la prima volta posiamo gli occhi su di lei, sentiamo il suo dolore, il suo vuoto. Spelvin ci consegna tutte queste emozioni con il semplice sguardo dei suoi occhi.

La scena iniziale del suicidio è prolungata, grafica e straziante senza mai diventare gratuita o sfruttatrice. È lento, metodico e non sembra affatto un atto disperato. Justine Jones è una donna tranquillamente rassegnata al suo destino.

Il regista e sceneggiatore Damiano (GOLA PROFONDA, LA STORIA DI JOANNA) scandisce il film con un ritmo sempre più veloce. Mentre Justinescava sempre di più nelle profondità della sua nuova, lussuriosa esistenza, Damiano dirige le scene di sesso sempre più frenetiche in modo tale da far sentire al pubblico il suo crescente senso di sensuale abbandono. La scena lesbica iniziale è tenera e accogliente, ma mentre ci muoviamo nel film vediamo la nostra eroina indulgere in esperienze sempre più al di fuori della norma.

Mentre il film entra nel suo ultimo quarto d'ora, Spelvin recita una scena in cui si arruffa in modo suggestivo con un serpente. Justine Jones ha davvero perso ogni inibizione e come il pubblico sta senza dubbio sentendo a questo punto... la sua anima.

Mentre la scena finale della doppia penetrazione (con i sostenitori del genere Marc Stevens e Levi Richards) potrebbe non far scattare alcun campanello d'allarme in questi giorni, per il momento è stata sorprendente. A questo punto Justine ha smesso di essere testimone del proprio risveglio sessuale. Piuttosto, lei è la forza trainante dietro di esso. Non è più l'ingenua che comunica con i suoi occhi, invece parla agli uomini attraverso il suo orgasmo, indirizzandoli a soddisfare ogni capriccio sessuale. È una trasformazione scioccante in un personaggio che ci piace e con cui ci identifichiamo.

Il film si conclude con quello che deve essere uno degli epiloghi più deprimenti della storia del cinema, dentro o fuori i film per adulti. I suoi modi sfrenati le hanno aperto gli occhi, ma il costo è maggiore di quanto lei potesse immaginare. È una conclusione che ti rimarrà impressa nella memoria. È cupo, è inaspettato, è indimenticabile.

IL DIAVOLO IN MISS JONES è un film sorprendente. Tutto, dai costumi, alle scenografie, al ritmo e alla colonna sonora (che è stata, insolitamente per il porno, commissionata appositamente per il film) attira lo spettatore nel mondo di Justine Jones, accompagnandolo nel suo viaggio. È un film che non si dimentica facilmente. In un mondo in cui tutto ciò che ha più di cinque anni è definito un "classico", IL DIAVOLO IN MISS JONES è uno dei pochissimi film che merita un titolo così elevato.