SESSO SESSO SEMPRE VIVA IL SESSO - L'AMORE E' SOLO UN'INVENZIONE DELL'UOMO?

SESSO SESSO SEMPRE VIVA IL SESSO - L'AMORE E' SOLO UN'INVENZIONE DELL'UOMO?

Emanuele De Vito denuncia la più grande truffa della storia

Buongiorno commissario.

Buongiorno. Cosa posso fare per lei?

Sono venuto per fare una denuncia.

Una denuncia per cosa?

Per Truffa, con la ti maiuscola. Una truffa colossale, oserei dire.

Truffa, eh? Vuole mettere a verbale?

Certo, vorrei che fosse messo tutto nero su bianco, sa, magari qualcuno potrebbe dire che il fatto non sussiste. E invece il fatto, anzi il reato, perché si tratta di un reato, anzi, del peggior reato che l’essere umano può compiere a danno dei suoi simili, sussiste eccome.

Cominciamo dall’inizio allora, intanto mi fornisca le sue generalità.

E’ proprio necessario?

E’ necessario, altrimenti chi è che fa la denuncia? Nome, cognome, luogo e data di nascita.

Emanuele De Vito, nato a Roma il 20 dicembre 1962.

Residente?

A Milano… ma guardi, mi creda, per la denuncia che intendo fare non è importante chi sia io e dove risiedo. Anzi, la denuncia potrebbe farla uno qualunque dei sette miliardi e mezzo di persone che vivono sulla terra. Che la faccia io è… come posso dire?... contingente. Diciamo che sono il primo che se ne è reso conto.

Di cosa?

Come di cosa? Ma della colossale truffa perpetrata a danno degli esseri umani!

E quando sarebbe stato compiuto questo reato?

Ah, questo proprio non lo so.

Come non lo sa. Lei viene qui per denunciare una truffa ai danni del genere umano e non sa quando è stata perpetrata?

Se è per questo non so neanche da chi. O meglio, non so chi è stato il primo, ma non è importante per la denuncia che voglio fare.

Quello che è importante lo decido io, se permette. Però guardi, così non andiamo da nessuna parte, forse sarebbe il caso che lei sia più preciso, più dettagliato, in fondo noi ci lavoriamo con i dettagli. Sulla denuncia devo scrivere qualcosa che abbia un senso, soprattutto se a seguito della denuncia ci sarà un’indagine.

Non serve, l’indagine l’ho già fatta io. Accuratissima, glielo posso assicurare.

E mi scusi, a che titolo lei compie indagini per conto suo?

A che titolo? Ma se le ho detto che sono stato il primo ad accorgermi della truffa. Grazie alla mia indagine, se posso permettermi.

Senta, lasciamo stare per il momento e andiamo al dunque. Mi dica, e cerchi di essere preciso, senza voli pindarici, qual è l’oggetto della truffa.

L’amore!

Prego?

L’amore. A emme o erre e. Amore.

Scusi, non la seguo. Lei dice che l’amore è una truffa? Ho capito bene?

Ha capito benissimo.

E perché l’amore sarebbe una truffa?

Ma è semplice signor commissario, l’amore non esiste.

Come non esiste?

Mi spiego meglio. Ha presente l’amore, quel sentimento universale, misterioso, che trascende la nostra essenza materiale e crea quella comunione tra due anime che va addirittura oltre i confini del tempo e dello spazio? Quello che ci propinano da sempre nelle poesie, nei romanzi, nei film romantici, sui giornali, quello di cui parlano filosofi, gli psicologi, i guru della comunicazione dell’ultima e penultima ora, i preti persino?

Sì, ce l’ho presente. E allora?

Ma è così chiaro, quella roba lì non esiste.

Non esiste?

No, non esiste.

Quindi l’amore non esiste?

Sì, l’amore esiste ma…

Insomma, o esiste o non esiste.

Commissario, lei mi sembra una persona intelligente, un uomo con i piedi per terra, una persona che bada ai fatti. Come li ha chiamati… ah sì, i dettagli. Sono sicuro che comprende benissimo quello che sto tentando di spiegarle.

Guardi, non so se sono come mi ha descritto, so solo che in questo momento ho solo una gran confusione in testa. Ricapitoliamo. Lei viene qui dicendo che vuole denunciare una truffa, che l’amore è l’oggetto della truffa, una truffa colossale a danno del genere umano, che l’amore non esiste, che però allo stesso tempo esiste. Se riuscissimo a fare chiarezza sarebbe fantastico, così chiudiamo questa denuncia in breve tempo e forse io riuscirò ad astenermi dal buttarla furi dal mio ufficio a calci nel sedere.

Conosce Alda Merini?

La poetessa? Certo.

Posso citarle un suo pensiero sull’amore?

Se proprio deve…

Guardi, servirà a fare chiarezza. La poesia dice così:

“L’amore è un mistero. Perché mai ci innamoriamo? E’ un grande furore che ci placa di tutti i nostri tormenti, è una grande pena che ci guarisce da tutte le guerre. L’innamorato è uno strano guerriero che sorride e vuole bene agli altri. L’innamorato fa sbocciare tutte le rose del mondo, ma gli altri le calpestano per un impulso improvviso di bruciante gelosia.”

E allora?

E allora secondo lei esiste una roba del genere?

Certo.

No che non esiste. O meglio, l’amore esiste, ma non è quella roba lì.

E cos’è quindi l’amore?

Una questione di convenienza.

Una questione…

… di convenienza. Esattamente.

Non capisco.

Mi spiego meglio. Sa qual è lo scopo dell’essere umano?

Essere felice?

No, lo scopo dell’essere umano è riprodursi. Trasmettere i propri geni ai figli, i quali dovranno trasmetterli ai propri figli e così via, in una catena ininterrotta che ci ha portato qui, oggi, uno di fronte all’altro. Fin qui è tutto chiaro?

Chiarissimo.

Bene, per raggiungere questo scopo però, bisogna che una donna e un uomo si incontrino e si piacciano abbastanza per decidere di accoppiarsi e procreare. Però non finisce qui, perché, per garantire la sopravvivenza dei loro figli devono restare insieme un tempo sufficientemente lungo da consentire che i figli crescano fino a diventare a loro volta adulti. Fino a che si riproducano essi stessi.

E allora?

E allora mi dica lei quale altro motivo esiste per tenere insieme esseri così diversi, la donna e l’uomo intendo, se non la convenienza.

Così però lei fa sentire i rapporti sentimentali così aridi, così… freddi. Quasi una relazione di affari.

Esatto, vedo che lei ha compreso perfettamente il punto della questione. La relazione tra uomo e donna è un rapporto d’affari. Stringono un’alleanza per curare il proprio investimento, cioè…

… i loro figli.

Bravo commissario, lei è sulla strada giusta. Ora, in una relazione d’affari, la cosa fondamentale è scegliere il partner adatto, quello che abbia tutti i requisiti che permettano di costruire una società, diciamo, solida. Le faccio un esempio dal mondo animale. In una specie di uccelli, non ricordo più quale, la femmina sceglie, per procreare, il maschio che costruisce il nido migliore, quello più appariscente. E la costruzione di un nido fatto bene possiamo dire che è indice di una buona genetica. Ovviamente la femmina non ne è cosciente, è l’evoluzione che ha fatto il lavoro per lei, ma indirettamente sta scegliendo un maschio che le garantirà una buona prole. Torniamo agli esseri umani adesso, la metafora del nido potrebbe essere applicata a una miriade di aspetti degli uomini.

Per esempio?

Per esempio, la solidità finanziaria, una buona capacità organizzativa, una mente creativa, un fisico tonico e ben curato, l’esperienza, la forza, un animo gentile, la propensione al sacrificio… qualunque cosa possa far pensare a una donna che sia conveniente scegliere un uomo piuttosto che un altro. Ovviamente il discorso vale anche per l’uomo quando deve scegliere una donna. La scelta, in entrambi i casi, è una questione di convenienza.

Ma scusi, ma allora la pena che ci guarisce dalle guerre, il guerriero che vuole bene a tutti, le rose che sbocciano nel mondo…

Ma è chiaro commissario mio, quell’amore è un’invenzione.

Un’invenzione?

Ma certo, un’invenzione che abbiamo escogitato noi esseri umani per riuscire a digerire l’idea di vivere accanto a una persona di sesso opposto per così tanto tempo della nostra vita. Scegliamo per convenienza, e poi giustifichiamo questa scelta con un’invenzione, qualcosa che non esiste.

Ma quindi, l’amore esiste o non esiste?

Certo che esiste, ma esiste solo perché l’abbiamo inventato noi esseri umani. Ha capito ora?

Senta, facciamo così, ora lei se ne va e torna esattamente tra quindici giorni. Anzi no, guardi, torni fra un mese esatto.


Un mese! Perché?


Perché devo riflettere su quello che mi ha detto. Voglio compiere un’indagine approfondita, accurata, ascoltare testimonianze, avere il tempo di leggere, di documentarmi insomma.


Ma scusi, gli ho già detto che l’indagine l’ho già compiuta io. E molto molto accurata.


Sì, certo, me lo ha già detto, lei ha compiuto la sua indagine, non autorizzata peraltro, e ora io voglio farne una, diciamo, ufficiale.


Ma…


Vada adesso. E torni tra un mese.

DOPO UN MESE, ESATTAMENTE ALLA STESSA ORA.
Buongiorno commissario, come promesso e richiesto da lei, eccomi qui davanti a lei dopo un mese. Posso chiederle, se mi permette, qual è stato il risultato della sua indagine?


Il risultato? Nefasto purtroppo.


In che senso?


Nel senso, caro signor De Vito, che purtroppo lei ha ragione. L’amore di cui parliamo da secoli non esiste.


Bene! Allora adesso possiamo completare la denuncia?


L’ho completata io, stia tranquillo.


Ma…


Vuole sapere il nome che ho scritto sulla denuncia, il nome del truffatore? Il mio.


Il suo, commissario? Perché?

Perché io sono un truffatore, ho sempre creduto a questa invenzione, ho addirittura lavorato con la convinzione che si potessero concedere attenuanti nei casi di reati compiuti per quell’amore. Come può
capire quindi, io sono colpevole. Io sono un truffatore.


Però è anche il truffato.


Sì, ma quello non è un reato. E adesso vada, mi stia bene. E non si faccia più vedere. Mi lasci ancora qualcuna delle mie illusioni.


Oh beh, allora arrivederci.


Addio.