"Puttana in cinque giornate" di Rosa Vermelha - prima parte

"Puttana in cinque giornate" di Rosa Vermelha - prima parte

Ciao sono Yfan, sono una giovane freelance e mi occuperò delle recensioni dei libri e delle interviste ai relativi autori. Oggi inauguriamo la rubrica libri erotici.

Lo facciamo intervistando Rosa Vermelha autrice del libro "Puttana in cinque giornate" edito da Aletti Editore.

Questo libro racconta la storia di una ragazza brasiliana che a 19 anni diventerà garota de programma.

Riuscirà ad arrivare in Italia a Milano dove eserciterà clandestinamente la professione di prostituta.

Dopo due anni di lavoro ritorna in Brasile dove aiuterà la famiglia e studierà.

Ritornerà molti anni dopo in Italia, a Milano dove vivrà e lavorerà nel mondo dell'organizzazione di eventi.

Il racconto è il punto di vista della ragazza...

Intervista a Rosa Vermelha, autrice di “Puttana in 5 giornate”

PRIMA PARTE

Riproponiamo qui l’intervista a Rosa Vermelha, autrice di “Puttana in 5 giornate”, registrata e già pubblicata tempo fa nelle nostre pagine, nell’era AC, avanti Covid.

D.: Rosa, credevo il tuo racconto fosse stato tradotto da qualcun altro perché non parli bene italiano. In realtà parli benissimo con un accento quasi milanese…

R.: Parlo l’italiano correttamente perché vivo e lavoro qui da tanti anni ormai e anzi posso dire di sentirmi quasi più italiana che brasiliana. Pensa che quando scrivo in portoghese commetto gli stessi errori che commettete voi italiani quando provate a scrivere in portoghese. Ho problemi solo con l’accento e la pronuncia di alcune lettere…

D.: Posso partire con una mia curiosità? C’entra poco col tuo racconto ma in qualche modo ha a che fare col mondo che descrivi, e un po’ anche con la politica. Ecco, cosa pensi delle proposte che vengono fatte da parecchi anni e che provengono da varie formazioni politiche, in merito alla legalizzazione, all’organizzazione della prostituzione? Case chiuse e controllate dallo Stato, controlli medici obbligatori e periodici e, soprattutto, una tassazione dei profitti paragonabile a quella subita da chi esercita una libera professione?

R.: Ti rispondo facendoti degli esempi concreti. Una ragazza che fa la prostituta spende mediamente dal 50% al 100% in più di quello che spende una famiglia media italiana. C’è l’affitto della casa, sempre più alto del valore di mercato, si mangia quasi sempre fuori perché non c’è il tempo per mettersi a cucinare, di quello che si compra molto viene sprecato perché non c’è modo di organizzarsi la vita, si è schiave e dipendenti dal lavoro. Che è sempre imprevedibile, come orari, frequenza, tutto. Poi ci sono vestiti, scarpe, biancheria intima, trucco, parrucchiere, insomma tutto quello che serve per rendersi attraente. Facciamo due calcoli e ci rendiamo presto conto che ogni ragazza contribuisce all’economia in misura molto più alta di qualsiasi famiglia, fa circolare molto denaro e per questo avrebbe diritto di non pagare alcuna tassa o, al massimo, una piccola tassa simbolica. Nessuno lo calcola ma una gran parte del gettito enorme che viene prospettato sulla base di un giro ipotizzato in miliardi di euro annui, in realtà in giro c’è già. Nessuno può immaginare di diventare sfruttatore di queste ragazze, tantomeno lo stato. Probabilmente invece favorendo l’attività, rendendola più agevole, non si farebbe che aumentare il movimento di soldi. Si devono aiutare le prostitute in considerazione anche del fatto che si tratta di un lavoro pericoloso e anche, sotto molti aspetti, non ridere, un servizio sociale. Le prostitute non commettono atti criminali perché nessuno obbliga qualcuno ad andare con loro o a invitarle a pranzo o a cena. L’uomo va a puttane di propria spontanea volontà e paga quanto ha accettato di pagare, si va da minime spese di poche decine di euro a migliaia, secondo i propri desideri e le proprie possibilità. L’uomo cerca rapporti a pagamento per i motivi più svariati. E spesso anche quando ha problemi in famiglia e spesso la presenza nascosta di una prostituta nel mezzo di una coppia permette la sopravvivenza di matrimoni destinati al fallimento. Lo so, sembra strano, ma ti assicuro che è proprio così. Gli uomini si sfogano sessualmente e, permettimi di fare una piccola battuta, spesso imparano qualcosa che poi portano nella vita di coppia. E questo è un bene.

D.: Sì, è vero, ma andare con una prostituta in fondo è tradire la moglie…

R.: No, il tradimento è un’altra cosa. Andare con una puttana non è tradire. Si toglie pochissimo tempo alla propria famiglia e non si ama un’altra donna. Si spende una cifra controllabile e non ti arrivano telefonate la sera a casa. Dovrebbero smettere tutti di pensare che sia una cosa brutta, vergognosa o cattiva e soprattutto smettere di essere ipocriti.

Tutti vogliono guadagnare sulla prostituzione ma nessuno vuole sporcarsi le mani… Non ti sembra da ipocriti additare la prostituzione come una cosa sbagliata, dire che è uno schifo e poi pretendere di guadagnarci tanto denaro?

D.: Effettivamente.

R.: Ecco perché sarebbe più giusto richiedere una tassa minima e rinnovabile corrispondente al periodo in cui una ragazza dichiara di voler esercitare la professione.

D.: Adesso però vorrei chiederti qualcosa di più personale, se permetti. Abbiamo letto la tua biografia e abbiamo visto che sei nata in una zona molto pericolosa, Jardim Angela. Ma è vero che era, o è, un posto tanto terribile?

R.: Purtroppo sì, ogni giorno nel Jardim senti dei colpi d’arma da fuoco, ci sono dei morti. Ma anche tanta solidarietà, amicizia. Per avere un po' di protezione conviene essere amica di qualche spacciatore o qualche criminale. Una favela come quella è una vera e propria città ma isolata dal resto del mondo. I trasporti pubblici non entrano, la posta non arriva e trovare un lavoro al di fuori della favela è molto difficile, soprattutto quando scoprono da dove vieni. L’isolamento culturale, fisico, professionale, rendono molto difficile le cose e quasi impossibile avere una vita normale. Finisce che diventi un criminale o uno spacciatore o minimo un complice. Io, da questo punto di vista, mi sento una privilegiata, sono stata molto fortunata e devo dire grazie al sesso, ai maschi e alla prostituzione. E’ il modo più facile per sfuggire alla fame e alla povertà. Il modo più rapido per uscire dalla favela. La mia fortuna è stata di essere bella, quella di avere incontrato altre ragazze che mi hanno insegnato cosa fare e anche quella di finire nel posto giusto, perché ci sono casi di ragazze che sono andate in Spagna e in Inghilterra, in posti nei quali gira molta droga e se non sei disposta ad assumerne anche tu, non trovi niente da fare. Capisci che se osservi le cose da un punto di vista differente, se conosci situazioni lontane dalle tue, una lingua e un’altra cultura che non sono le tue, finisci per capire che sesso e prostituzione per noi non sono necessariamente questa cosa immonda?

D.: Perché sei venuta a Milano?

R.: Come dico nel racconto, sono venuta a Milano perché avevo già un contatto, un’amica che mi ha aiutato a cominciare. Diciamo che la scelta di Milano, almeno all’inizio, è stata casuale, un altro luogo sarebbe stato lo stesso. L’obiettivo, in quel momento, era quello di guadagnare tanti soldi per studiare e fare una vita diversa da quella a cui sarei stata condannata se fossi rimasta a Jardim Angela, dove finisci per darla via per una fetta di pane e burro o una birra.

LA PROSSIMA SETTIMANA PUBBLICHEREMO LA SECONDA PARTE.

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