LA SELEZIONE SESSUALE NEGLI ESSERI UMANI

LA SELEZIONE SESSUALE NEGLI ESSERI UMANI

Ossia, perché le donne scelgono con la testa e gli uomini con il cazzo.

Qualche giorno fa rimestavo nei ricordi del tempo in cui ero uno scienziato, alla ricerca di un argomento che potesse interessare i lettori di questo particolarissimo blog.

Avete presente quando si raccoglie la sabbia nel pugno per poi farla scorrere via fino a restare a mani vuote, mentre la mente vaga senza una meta precisa? Ecco, io ero essenzialmente in quella condizione, in senso metaforico ovviamente, quando improvvisamente qualcosa è rimasto incagliato nelle pieghe della memoria, esattamente come farebbe una conchiglia raccolta nel pugno insieme alla sabbia.

Avevo trovato l’argomento giusto, quello che assecondava le naturali e legittime curiosità dei fruitori del blog così come la mia mai sopita passione per la biologia: la SELEZIONE SESSUALE!

Come vedrete più avanti per il sesso si fa di tutto, ci si rende persino ridicoli, perché, insomma, la posta in palio è decisamente troppo appetitosa. E se negli animali il senso del ridicolo non è un carattere evolutivo, negli esseri umani viene tacitato perché, se riconosciuto, limiterebbe notevolmente le nostre possibilità di accoppiamento.

Qualcuno di voi storcerà il naso, lo so, tutto questo preambolo per cosa, si chiederà. Comprendo le perplessità di costoro, ma vorrei rassicurare tutti voi che l’argomento è di grande interesse, come vedrete se avrete la compiacenza di seguirmi fino alla fine.

Certamente parlare di selezione sessuale richiede almeno un’introduzione riguardo al contesto in cui essa opera, quello dell’evoluzione biologica per selezione naturale.

Cercherò, lo prometto, di essere “circonciso” (per restare in tema) e di utilizzare immagini e termini esenti dalla “barbosità” accademica che io, invece, ho dovuto sorbirmi durante gli anni della mia formazione scientifica.

Penso che tutti ormai, dopo 164 anni dalla pubblicazione dell’Origine delle Specie di Charles Darwin (il padre della moderna teoria dell’Evoluzione Biologica), siano d’accordo nel considerare l’esistenza di un numero così elevato di specie viventi (essere umano compreso), come il prodotto del processo di evoluzione per selezione naturale. Volendo sintetizzare (e spero che il buon Charles non me ne voglia), si potrebbe affermare che le specie animali e vegetali attualmente esistenti debbano la loro esistenza ad un insieme di caratteri che, in un ambiente mutevole e spesso ostile, le ha rese meglio adattate rispetto ad altre che, infatti, sono finite nel baratro dell’estinzione. Insomma, ci sono una miriade di caratteristiche degli esseri viventi che, sottoposte al processo di selezione naturale, aumentano le probabilità di sopravvivenza.

Visto che però sopravvivere in fondo non è tutto se non si riesce ad accoppiarsi e a riprodursi, Darwin ipotizzò l’esistenza di un secondo tipo di selezione, quella sessuale appunto. Questa particolare modalità di selezione aumenta notevolmente le probabilità di accoppiarsi e riprodursi, a volte proprio a scapito della sopravvivenza. Come dire, vale la pena morire per farsi una bella…

Diciamo subito che la teoria della selezione sessuale fu osteggiata dai darwinisti ortodossi e considerata una sorta di deviazione senile di Darwin dal percorso scevro da qualsiasi arbitrarietà della selezione naturale, che aveva creato organismi efficienti e perfettamente adattati all’ambiente. Come potevano costoro accettare che l’evoluzione degli esseri viventi, uomo compreso, fosse affidata anche al capriccio di caratteri puramente estetici? E che addirittura, la donna avesse la facoltà di distinguere tra uno sfigato e Brad pitt?

Eppure è proprio così che funziona la selezione sessuale e scettici e ortodossi se ne sono fatti una ragione, tanto che oggi la selezione sessuale, al pari della selezione naturale, è al centro della scena dell’evoluzione biologica.

Va bene, belle parole, uno sfoggio di dialettica un po' presuntuosa, ma adesso spiegaci come funziona questa benedetta selezione sessuale, che da quando abbiamo letto la parola “sessuale” ci siamo ingolositi aspettando rivelazioni sul perché dei nostri appetiti.

Partiamo allora da due premesse, necessarie per poter comprendere il processo di selezione sessuale, di come opera e di come spiega l’enorme varietà di caratteristiche e comportamenti finalizzati all’accoppiamento.

La prima, è che non tutti gli individui hanno le stesse probabilità di accoppiarsi. Credo che questa affermazione non abbia bisogno di ulteriori approfondimenti.

La seconda, si basa sulla sostanziale differenza nella fisiologia sessuale tra femmine e maschi. Come è noto, le femmine umane hanno un potenziale riproduttivo, espresso dal numero di ovuli potenzialmente fecondabili alla nascita, estremamente ridotto rispetto a quello dei maschi, che invece, producendo spermatozoi per tutta la vita, possono riprodursi un numero potenzialmente infinito di volte.

Da questo deriva che la femmina deve fare una scelta ponderata e accurata sul partner con cui accoppiarsi e riprodursi, mentre il maschio deve cercare di farsi scegliere dal maggior numero possibile di femmine. Come ricorderete, questo tema è stato al centro di un precedente mio articolo pubblicato su questo blog, che spiegava l’origine della natura da puttaniere del maschio umano.

In questo articolo invece, vorrei tentare di spiegare quali armi mette in campo il maschio per riuscire ad essere scelto con una maggiore probabilità di successo. La base della selezione sessuale, appunto.

So a cosa state pensando, e vi rispondo subito che, no, la dimensione del pene probabilmente non è una di quelle caratteristiche sottoposta a selezione sessuale, altrimenti in giro si vedrebbero solo delle misure notevoli. Per mia fortuna la dimensione del pene non influisce sul successo riproduttivo, altrimenti non avrei mai potuto generare della prole. Diciamo che un pene grande è di aiuto quando si vuole intraprendere la carriera del porno.

Allo stesso modo, le mammelle delle donne non hanno probabilmente subito alcuna, diciamo, rivisitazione in chiave selettiva, visto che la varietà di forme e dimensioni è praticamente infinita. A proposito di seno femminile (termine improprio ormai acquisito, visto che, come mi ha insegnato un mio carissimo amico, il seno indica l’incavo tra le due mammelle e non le tette), a fine articolo vi racconterò della sua evoluzione e del perché ha un potere di attrazione così forte su noi maschi.

Tornando alle caratteristiche che aumentano il successo riproduttivo (esclusi gli organi genitali che sono alla base della differenziazione tra femmine e maschi, ciò che viene definito “dimorfismo sessuale”), nella categoria rientrano tutti i caratteri definiti “caratteri sessuali secondari”, quali il tono della voce, un “outfit” colorato e sgargiante, l’abilità nel ballo… insomma tutto ciò che rende attraente un maschio per una femmina.

Non è un discorso sessista il mio, nel processo di selezione sessuale intesa in senso biologico il maschio si esibisce ed esibisce le sue capacità, la femmina sceglie. Non ci sono ortodossi, cattolici e bacchettoni che possano smentire, ormai, questa affermazione.

Per andare un po' più a fondo nella questione, immaginiamo l’essere umano in un’epoca preistorica, durante la quale il maschio doveva cacciare per mangiare e la femmina doveva badare alla prole, un’epoca nella quale i pericoli non derivavano dal traffico automobilistico o dagli “shitstorm” sui social, ma da felini grandi come bufali e con denti che non lasciavano alcuno spazio all’immaginazione riguardo il loro utilizzo.

In una situazione simile, un maschio che, oltre a rivelarsi un abile cacciatore, riusciva anche ad evitare di essere sbranato, probabilmente faceva balenare nelle femmine immagini lascive che si concretavano, nel buio di una caverna, in un soddisfacente accoppiamento “more pecorino”. A pecora, insomma, chè quella era l’unica modalità di accoppiamento sperimentato a quel tempo.

In sintesi, la femmina sceglieva quel maschio che, insieme alla sue abilità venatorie, esprimeva il suo potenziale ormonale tradotto in una soddisfacente penetrazione e che vedeva, quindi, il suo successo riproduttivo notevolmente più alto rispetto a quello di un suo competitore, magari sbranato di recente da una tigre dai denti a sciabola.

Proseguendo nel suo percorso evolutivo, perdendo peli e acquistando al contempo abilità oratorie e forse anche musicali, l’essere umano si è gradualmente svincolato dalla biologia, divenendo la sua evoluzione sempre più culturale e meno naturale. Detto in altre parole, in tempi moderni non è più necessario essere un buon cacciatore o avere una muscolatura potente o un petto villoso (anche se a volte aiuta ancora oggi), ma fanno più presa capacità di esprimersi correttamente, una bella voce calda e profonda, la capacità di comporre poesie, il bel canto, l’eleganza nei gesti e nel vestire, una bella auto e una bella casa (indicatori di un certo successo economico, che non guasta), una buona cultura, l’affidabilità… insomma, tutta una serie di “caratteri sessuali secondari” che, non essendo più necessari per la mera sopravvivenza, possono essere esaltati fino, quasi, a sfiorare il ridicolo.

Succede anche negli animali, sapete? Prendete il palco di corna dei cervi, ad esempio. Alcuni maschi ce l’hanno talmente sviluppato da riuscire a malapena a muoversi, finendo nelle fauci di predatori increduli di tanta fortuna. Però quelle corna magari hanno permesso a quel maschio di essere scelto in via preferenziale rispetto a suoi “colleghi” meno dotati, aumentando così il suo successo riproduttivo.

Possiamo affermare che la maggior parte degli ornamenti che vediamo in molti animali – soprattutto maschi -  (e che possono apparirci come inutili orpelli) sono quasi sicuramente il risultato della selezione sessuale.

Come dicevo, non dovendo noi esseri umani basarci su caratteristiche quali forza e velocità per sopravvivere (a parte situazioni estreme), possiamo esaltare alcune caratteristiche che in tempi passati ci avrebbero quasi sicuramente condotti nella bocca di un predatore. Ebbene, tutte queste caratteristiche sono il prodotto della selezione sessuale.

Faccio un esempio concreto, dal momento che tutte queste chiacchiere possono aver confuso più che chiarito cosa sia davvero questa benedetta selezione sessuale.

Immaginiamo che in un villaggio di persone con i capelli scuri compaia un individuo, maschio, con i capelli biondi. In altri tempi il biondo avrebbe attratto i predatori e le possibilità di accoppiarsi per un individuo del genere sarebbero state notevolmente ridotte se non addirittura nulle. Ora invece il colore dei capelli non ha alcuna influenza sulle possibilità di sopravvivenza e, al tempo stesso, aumenta invece le probabilità di riprodursi del suo possessore. Le femmine lo cercano, lo scelgono, ne sono attratte e lui, ringraziando il cielo per tanta fortuna, si accoppia con tutte le femmine che gli si offrono con tanta generosità. Ora, se i capelli biondi hanno una base genetica (e certamente ce l’hanno), il carattere “capelli biondi” si diffonderà gradualmente nel villaggio fino a diventare il carattere predominante. E fino a rendere consapevoli gli altri maschi, quelli bruni, di essere stati cornificati!

Questo è un esempio di selezione sessuale. Quanto detto sui capelli biondi si può applicare a tutta una serie di caratteristiche e predisposizioni, a patto che tutte abbiano una base genetica.

In soldoni, questa è la selezione sessuale, responsabile ormai, più della selezione naturale, dell’evoluzione degli esseri umani. E, per evitare fraintendimenti, la selezione sessuale negli esseri umani, opera attualmente in entrambe le direzioni, anche se probabilmente i criteri di scelta dei maschi sono maggiormente sotto il controllo di influenze ormonali, quelle del testosterone. Maschi e femmine sono differenti biologicamente, al di là di tutte le considerazioni attuali sulle quali non intendo soffermarmi, e il modo in cui opera la selezione sessuale nei due sessi riflette naturalmente tali differenze.

Lo so, sono consapevole di non aver soddisfatto i vostri pruriti, sorti nel momento in cui avete letto la parola “sessuale” all’inizio di questo articolo. Per non lasciarvi del tutto a bocca asciutta, però, come promesso vi racconterò la teoria sull’evoluzione del seno femminile.

Come già detto, la modalità di accoppiamento tra maschi e femmine umani era quella volgarmente detta “a pecora”, la femmina a quattro zampe e il maschio che faceva i suoi comodi penetrandola da dietro. La vista che il maschio aveva di fronte e che probabilmente esaltava la sua eccitazione sessuale, erano un bel paio di chiappe, tonde e sode.

Spinto dalla sua voglia di sperimentare e, forse, anche annoiato dalla ripetitività dell’atto sessuale “more pecorino”, l’essere umano ha probabilmente considerato altre possibilità, fino ad arrivare all’accoppiamento ventro-ventrale. Per riprodurre l’elemento eccitativo (il paio di chiappe), l’evoluzione si è inventata un paio di belle natiche sul davanti, in bella vista durante il coito: il seno, appunto. Che, infatti, ci eccita tanto quanto un bel sedere.

Tale teoria sembra essere accreditata anche dalla considerazione che, per svolgere la funzione di allattamento, non ci sarebbe bisogno di tutta quella “roba” in più, della quale noi maschi siamo ghiotti e mai sazi.

Per oggi finisco qui, ma se in futuro, qualche altra “conchiglia” mi dovesse rimanere incastrata tra le dita, la raccoglierò per voi con vero piacere.