La natura fa il maschio, la cultura il puttaniere
Perché gli uomini vanno con le prostitute e le donne no?
Tale domanda, che nasce dall’osservazione della realtà sociale e dalla raccolta di tonnellate di dati incontrovertibili, ha avuto, e continua ad avere, risposte le più varie possibili, che sono però risposte sovrastrutturate culturalmente, declinate in ambito psicologico, sociologico, antropologico, e via banalizzando.
Non perché, si badi bene, siano banali le analisi che hanno generato le risposte, ma perché nessuna di esse coglie la reale natura del fenomeno.
L’unica, autentica risposta a questa domanda ce la può dare solo la scienza. La biologia, per essere più precisi.
La risposta che la biologia può dare a questa domanda è la soluzione dell’eterno conflitto tra “natura” e “cultura”, nel quale la cultura vince sempre, ma la natura non perde mai.
Questa mia affermazione (un po' ad effetto, non lo nascondo) diventerà certamente più chiara con un esempio concreto, quello relativo a un gesto che fa parte della vita di tutti noi: il bacio.
Il bacio tra due persone che si amano e che costituisce il primo suggello al loro patto di amore, ha un’origine molto antica. Secondo una pratica tuttora riscontrabile in alcune popolazioni primitive, le femmine dei nostri progenitori masticavano, insalivandoli, i grani di granturco quale alimento integrativo dell’allattamento, da passare con un “bacio” da madre a figlio. La particolare forma di questa pratica non ricorda molto il bacio tra innamorati? Gli amanti che si esplorano la bocca con la lingua ritroverebbero, attraverso questo gesto, la sensazione di gratificazione e fiducia della nutrizione bocca a bocca. Secondo Desmond Morris, etologo e sociobiologo di chiara fama, questo rafforzerebbe la loro confidenza e il loro legame (L’uomo e i suoi gesti, Desmond Morris, ed. Mondadori).
La “natura” del bacio è la nutrizione bocca a bocca, un comportamento codificato nel DNA degli esseri umani, che la “cultura” ha trasformato in un gesto essenziale per l’instaurarsi del legame tra innamorati.
Alla luce di quanto detto, quindi, la mia affermazione dovrebbe acquistare un senso molto più chiaro: la cultura “vince”, perché non ci si nutre più bocca a bocca (almeno nelle popolazioni moderne), ma la natura non “perde”, visto che la struttura del bacio deriva dalla particolare modalità di nutrizione da madre a figlio delle popolazioni primitive.
Possiamo affermare, con un ardito ma agile moto di pensiero, che la natura “crea”, e la cultura “forgia”.
E’ tempo adesso di tornare alla domanda iniziale: Perché gli uomini vanno con le prostitute e le donne no?
Per rispondere è necessario introdurre il concetto di “fitness biologica”, che non ha niente a che vedere con l’ottenimento e il mantenimento della forma fisica attraverso l’allenamento, ma che è la misura del successo riproduttivo di ogni essere vivente, ossia la capacità di trasmettere il proprio DNA alla generazione successiva. Mentre per molti organismi primitivi unicellulari è sufficiente dividersi in due per ottenere questo scopo, per gli esseri umani c’è un solo modo per massimizzare la propria fitness: fare figli. Questo non è sufficiente però, perché affinché il proprio DNA sia trasmesso con successo, occorre che i figli sopravvivano fino all’età riproduttiva.
E qui iniziano le differenze tra donne e uomini. Anzi, tra femmine e maschi. Le femmine umane possono avere un numero finito di figli, legato al numero di ovuli che producono alla nascita e alla durata della loro vita riproduttiva. I maschi, al contrario, producono spermatozoi per tutta la loro vita e possono avere un numero di figli potenzialmente infinito. Ne deriva che mentre la femmina massimizza il suo successo riproduttivo (la sua fitness) curando i propri figli almeno fino alla loro maturità sessuale, il maschio lo massimizza facendo più figli possibili.
Questo ovviamente succede solo in teoria, perché nelle popolazioni moderne maschi e femmine si uniscono per formare un nucleo riproduttivo all’interno del quale collaborano alla cura della prole per garantirne la sopravvivenza fino all’età riproduttiva (beh, almeno nella maggioranza dei casi, ci sono anche molte eccezioni, ovviamente).
Questo è ciò che la “cultura” ha fatto nel corso dei millenni, forgiando una struttura, la famiglia, che è figlia delle convenienze sociali, di regole di comportamento accettate e codificate in leggi, di codici di comportamento morale.
E anche della religione. Tradire un patto stipulato di fronte a un dio può generare sensi di colpa e il timore della collera divina.
Attenti però, perché la “natura” cova ancora sotto la cenere, determinando, negli esseri umani, comportamenti che li richiamano al loro “dovere” biologico.
E come fanno, gli esseri umani, per ottemperare a questo “dovere”?
Beh, le femmine possono cercare, attraverso diversi esperimenti sessuali, di conquistare maschi che possiedano un DNA di successo e di tenerli legati a se. Probabilmente la ricettività sessuale della femmina umana, che in origine era (e lo è ancora in molte specie animali) relegata a particolari periodi dell’anno, si è estesa al suo intero periodo riproduttivo (anche oltre per la verità), come meccanismo biologico teso a tenere legato a se il maschio per un periodo di tempo almeno sufficiente perché la prole raggiunga la maturità sessuale. Come si diceva, la natura ha creato la ricettività sessuale estesa, la cultura l’ha utilizzata come base per forgiare le comunità familiari.
I maschi al contrario, per rispondere alla necessità biologica di massimizzazione della propria fitness, dovrebbero accoppiarsi con il maggior numero possibile di femmine, per spargere il proprio sperma e trasmettere quindi il loro DNA. Ovviamente, ci sono molteplici motivi che si oppongono alla realizzazione di questo “progetto”, e tutti di natura culturale. E’ impossibile pensare di avere centinaia di figli, è difficile costruire numerose famiglie, sia socialmente che economicamente, è dispendioso, fisicamente, psicologicamente ed emotivamente, avere molteplici amanti, come quelle che la “natura” imporrebbe ai maschi.
Qual è quindi la soluzione di questo conflitto tra natura e cultura? In che modo è possibile per i maschi conciliare l’imposizione della natura con quella della cultura?
La risposta è nella domanda iniziale. Andare con le prostitute per il maschio è il modo migliore per rispondere al richiamo della natura senza però obbedirgli ciecamente.
Concludendo, possiamo dire che la natura “crea” il maschio poligamo, la cultura “forgia” il “puttaniere”.