ESCURSIONI GOURMET: FONTANELLATO

ESCURSIONI GOURMET: FONTANELLATO

Tempo fa ho deciso, in accordo con il mio generoso editore, di concedermi delle brevi escursioni nella nostra regione e in quelle limitrofe allo scopo di godere dei prodotti locali, artistici, culturali, enogastronomici… e sessuali. In realtà la mia intenzione era quella di compiere delle escursioni trasgressive al di fuori della mia città, accompagnate, per una piena, totale, completa soddisfazione dei sensi, da abbondanti libagioni, intervallate, per porre inizio alla digestione, da visite culturali al patrimonio artistico locale.

Contrariamente alla mia attitudine, che mi vede pigro e indolente come un gatto ben nutrito, questa volta alla volontà ho fatto seguire immediatamente l’azione e così, generosamente sovvenzionato dal mio editore e consigliato dal mio mentore, mi sono recato a Fontanellato, piccolo paese di qualche migliaio di anime nelle vicinanze di Parma, dove sapevo avrei trovato tesori artistici, enogastronomici ma soprattutto erotici, data la fama delle procaci donne emiliane. E, soprattutto, con la mente rivolta alla loro rinomata specialità, che immagino tutti voi conosciate.

In mancanza di una pagina specifica alla quale rivolgermi per “prenotare” una compagnia per la seconda notte che ho trascorso in quella località, ho consultato www.parmatrasgressiva.it, dove ho trovato, a seguito di una ricerca capillare, una ragazza di circa trent’anni, florida, quasi grassa (amo maneggiare carni abbondanti e profumate piuttosto che sentire la rigidità delle ossa sul palmo della mia mano) e candida come una meringa dolcissima, per la cui descrizione prenderò in prestito le parole di Piero Chiara (scrittore eccelso ispirato dagli effluvi del lago Maggiore) dal suo libro “Il pretore di Cuvio”. Si può dire che mai grassezza e avvenenza convivessero armoniosamente come nel suo corpo. La freschezza e la floridezza splendevano sul suo viso, pieno ma non deformato, innestato sopra un collo morbido e bianco che scendeva come una colonna d’alabastro a fondersi con un seno di panna montata, prominente e ben modellato nonostante la calibratura potente della vita, e del tutto proporzionato coi glutei, prodigiosamente lievitati e quasi simili ad una emulsione di carne. Neppure la bassa statura nuoceva alla ragazza, che dalla sua figura a palla di grasso guadagnava in grazia e femminilità.

Non aggiungerò alcuna immagine della ragazza, la descrizione vale molto di più di cento immagini, che non aggiungerebbero nulla. L’immaginazione nutre il desiderio più di un’immagine patinata e rende più grande il piacere sessuale.

Bene, sbrigata l’importante incombenza della ricerca di una compagnia notturna nella stanza che avevo preso a pigione in una caratteristica locanda, non mi restava che dedicarmi all’esplorazione di Fontanellato e dei suoi tesori. Come ho detto prima, la ragazza mi avrebbe fatto compagnia durante la seconda notte, perché prima avrei voluto accumulare molteplici sensazioni, dall’arte, dal cibo e dal vino, sensazioni che avrei infine sublimato sulle morbide sembianze della mia giovane amica.

Dovete sapere che nel centro storico di Fontanellato svetta, circondata da un fossato colmo d’acqua, una magnifica rocca, la Rocca di Sanvitale (o castello di Fontanellato), eretta nel XIV secolo su un preesistente edificio del XII secolo. Sottoposta a numerosi restauri, nel corso dei secoli è stata trasformata da fortezza difensiva a residenza dei nobili Conti Sanvitale che l’hanno abitata per circa sei secoli, fino a quando l’ultimo conte, nel 1948, ha ceduto la rocca al Comune, che ha provveduto a trasformarla in museo.

Questa breve descrizione riguardo la storia della rocca non è del tutto superflua e fine a se stessa, perché il castello nasconde al suo interno un tesoro prezioso, che ho avuto la fortuna di ammirare, anzi, di assaporare nutrendomi delle parole di una guida dal generoso, ispirato e appassionato eloquio: una stanza affrescata da Francesco Mazzola, detto il Parmigianino per la giovane età alla quale, proveniente da Parma dove a 19 anni era già una celebrità e dove conduceva una propria scuola, venne incaricato dalla moglie del conte Sanvitale, Paola Gonzaga, di dipingere sulle nude pareti di una piccola stanza senza finestre, il mito di Diana e Atteone tratto dalle “Metamorfosi” di Orazio, per commemorare la prematura morte di suo figlio.

Non vi tedierò con la descrizione del faticoso e sublime lavoro del Parmigianino (esistono centinaia di siti dove soddisfare la propria curiosità), ma voglio rendervi partecipi dell’emozione che la visione di quel capolavoro, accompagnata, come detto, dalle ispirate parole della guida, ha suscitato in me. Un’emozione che mi ha accompagnato fino al pasto serale, durante il quale, grazie all’oculata scelta della giusta locanda, ho gustato degli anolini in brodo di cappone, innaffiati generosamente da un nobile Lambrusco, vino che proprio in questa occasione ho del tutto rivalutato.

Rinfrancato dall’ottimo pasto, allo scopo di smaltire la leggera ebbrezza che il Lambrusco mi aveva provocato, ho deciso di concedermi una breve passeggiata intorno alla rocca, durante la quale ho catturato alcune immagini notturne dello splendido castello, che fu dimora della nobile famiglia Sanvitale.

Infine, mi sono ritirato nella mia stanza dove, al caldo di un’antica stufa di ghisa opportunamente rifornita di legna, ho messo su carta qualche appunto che mi sarebbe servito per scrivere il primo di una (spero) lunga serie di articoli dedicati alle escursioni gourmet che il mio generoso editore vorrà sovvenzionare.

La mattina dopo, dopo un’abbondante colazione, ho deciso di compiere una passeggiata per scoprire tutti gli angoli dell’antico borgo che circonda e protegge, con le sue antiche costruzioni, la preziosa rocca dei Sanvitale. Aggiungo che, essendo l’ultima domenica del mese, la rocca era letteralmente circondata dalle bancarelle di un mercatino che offriva tutta una serie di prodotti tipici della zona, alimentari e no. Ho approfittato dell’occasione per acquistare un barattolo di miele al castagno, di cui vado particolarmente ghiotto e che consumo regolarmente tutte le mattine. La consistenza e il colore di questo miele fanno presagire le mille proprietà benefiche di questo prezioso alimento, e il sapore dolce ma non stucchevole ne sono solo una solida conferma.

Ero particolarmente eccitato quel giorno, assaporando con l’immaginazione quello che la notte che doveva ancora giungere avrebbe presto trasformato in realtà. Lo stato quasi febbrile non mi ha comunque impedito di gustare un ottimo antipasto di affettati locali e dei ravioli alle erbette, che sono stati aiutati a percorrere la via verso il mio apparato digerente dalla lubrificante e corroborante azione di mezzo litro di Lambrusco, vino al quale ormai sembravo avere consacrato le mie papille gustative.

Al pasto, come di consueto è seguita una passeggiata intorno alla rocca, della quale stavo ormai imparando a conoscere ogni angolo, prima di ritirarmi nella mia stanza calda per prendere di nuovo qualche appunto.

Sto facendo una sorta di cronistoria della mia escursione che forse risulterà tediosa per il lettore, ma che mi è necessaria per condurre chi legge verso la trionfale conclusione della mia breve escursione: l’incontro con Serena!

Ho riproposto qui sopra l’immagine di Diana nuda dipinta dal Parmigianino, immagine che ho usato come copertina dell’articolo, perché la ragazza che mi ha fatto compagnia durante tutta la notte aveva sembianze e forme che la ricordavano alquanto. Forme morbide e sinuose, carni candide e profumate nelle quali, spinto da lussuria, mi sono immerso più volte nel corso di una notte umida di umori e di sudore.

L’ho presa quasi subito appena entrata nella mia stanza, senza quasi concederle il tempo di spogliarsi. Normalmente sono un tipo sessualmente pigro, lascio volentieri l’iniziativa alla mia partner, ma in questa occasione, probabilmente ispirato dallo splendido, emozionante affresco del Parmigianino, e con il sangue brulicante di Lambrusco, non ho potuto fare altro che assecondare l’impeto sessuale che mi pervadeva.

Inutile dire che questa breve escursione, che, come detto sopra, spero si ripeterà stagionalmente, ha ridestato istinti che credevo ormai sopiti e che mi auguro restino ben all’erta.

Ma questo dipenderà solo da me.