Ciak, si chiava! Ooops si gira… LE CASE CHIUSE NELLE SALE DEL CINEMA ITALIANO
Eccomi di nuovo qui, per raccontarvi ancora di un’epoca per la quale, pur non essendo ancora nato, provo comunque una grande nostalgia. L’epoca era quella delle “case chiuse”, luoghi nei quali si praticava la prostituzione. Non mi dilungherò sulla loro descrizione, sulle prestazioni che venivano offerte e sull’organizzazione del lavoro al loro interno, sono sicuro che tutti voi ne sappiate molto più di me, anche se credo che la maggior parte dei frequentatori di questo blog non ne abbiamo mai avuto un’esperienza diretta per la semplice ragione che, ahimè, le case chiuse furono definitivamente chiuse (sì, lo so, sembra una dissonnanza cognitiva) il 20 febbraio del 1958 a seguito di una legge proposta dalla senatrice Lina Merlin. Fu lei stessa, dopo mesi vissuti in clandestinità a seguito di ripetute minacce, ad aprire le finestre di una casa chiusa, in un gesto simbolico che decretò la fine di un’epoca e la perdita, per lo Stato Italiano, di una sostanziosa rendita annuale. Eh sì, lo Stato Italiano aveva il controllo sui postriboli sparsi sul territorio, guadagnando denaro sia dalla gestione degli stessi che dalle prestazioni delle ragazze. Con la sua proposta di legge, la senatrice Merlin non voleva mettere la parola fine al mestiere più vecchio del mondo (che chiunque avrebbe potuto continuare ad esercitare privatamente) ma solo porre un termine allo sfruttamento della prostituzione da parte dello Stato. A distanza di anni dal fatidico 1958 possiamo affermare che se l’intenzione era buona, il risultato non lo fu altrettanto, perchè allo Stato si sostituì la criminalità organizzata, portando a situazioni che purtroppo tutti noi conosciamo.
Il fatto che la Merlin abbia ricevuto pesante minacce nei mesi immediatamente precedenti la chiusura dei bordelli di Stato, racconta, molto meglio di quanto potrebbero fare analisi sociologiche approfondite, quanta parte avessero le case chiuse nel tessuto sociale dell’Italia prerepubblicana. Citando una voce autorevole nel panorama culturale dell’epoca, lo scrittore Dino Buzzati paragonò la chiusura dei bordelli all’incendio che distrusse la Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Un evento cataclismatico!
Beh, poteva il cinema non occuparsene? Certamente no, quindi ecco per voi alcuni film (e documentari) di autore nei quali viene esplorata, in termini a volte drammatici e a volte comici, la meravigliosa epoca dei postriboli e quella, infausta, successiva alla loro definitiva chiusura.
A me non resta che augurarvi buona lettura e, soprattutto, buona visione!
Film d’amore e d’anarchia – Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." Lina Wermuller 1973
In questo stupendo film della Wertmuller (ma ci hai mai deluso?), viene narrata la storia di Tunin, un giovane contadino della bassa lombarda, che dopo aver perduto un amico anarchico, ucciso dai carabinieri, e aver vissuto per qualche tempo fra i fuoriusciti italiani in Francia, si reca a Roma per uccidere il duce. Nella capitale prende contatto con una prostituta, Salomè, già compagna dell'anarchico Anteo Zamboni, la quale lo ospita, spacciandolo per cugino, nella "casa" in cui "lavora". Per preparare l'attentato, i due sfruttano le informazioni di Giacinto Spatoletti, un rozzo gerarca fascista dei servizi di sicurezza. Nell'attesa di quel giorno, Tunin s'innamora, ricambiato, di un'altra "pensionante" della casa, la bella Tripolina, alla quale rivela il motivo che l'ha condotto a Roma. Giunto, infine, il momento dell'attentato, colte l'una da tenerezza, l'altra da pietà, la Tripolina e Salomè non svegliano in tempo Tunin. Sentendosi tradito, il giovane perde il ben dell'intelletto e spara sui carabinieri in visita d'ufficio alla "casa" (ricordiamo che le forze dell’ordine visitavano regolarmente le case chiuse per verificare che fosse tutto, appunto, in ordine). Compiuto il folle gesto Tunin cerca di fuggire ma viene catturato e portato in presenza dello Spatoletti. Pestato dai suoi sgherri, Tunin muore in carcere; ma la sua fine, per volontà del duce, viene spacciata per un suicidio.
Paprika - Tinto Brass 1991
Nel 1991 esce, nelle sale italiane, Paprika, pellicola di Tinto Brass liberamente ispirata al romanzo Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere di John Cleland (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo). Il film, che consacrò Debora Caprioglio a eroina del nostro cinema, racconta la storia di Mimma, una procace ragazza di diciotto anni, che lascia Pola per passare quindici giorni in una casa di tolleranza diretta da madame Colette: è la cosiddetta "quindicina" per aiutare economicamente il fidanzato Nino a metter su casa. Inesperta ma passionale la giovane, soprannominata Paprika dopo avere assaggiato un gulasch, apprende velocemente il mestiere di prostituta. Quando scopre che Nino è in realtà un lestofante che vuole solo sfruttarla, lo allontana. Nel frattempo conosce Franco, baldo ufficiale della Marina Mercantile e per lui, facendo sogni di viaggi in mari esotici e di un ben diverso avvenire, continua per molto tempo la sua attività.
Mimma percorre l'Italia accolta in numerose case di lusso, conoscendo i più diversi personaggi, sia benevoli che sordidi, e concede i suoi "favori" anche allo zio Lele. Dopo l'interruzione di una gravidanza ha modo di conoscere e sposare il lombardo conte Bastiano, il quale scompare subito dopo e le lascia, con il titolo, molto denaro ed una splendida villa sul lago di Como. Dopo aver acquistato un vaporetto quale suo dono per le nozze Mimma, nel 1958, al momento dell'entrata in vigore della Legge Merlin che elimina le case di tolleranza, porta champagne ed allegria alle sue vecchie compagne della casa di tolleranza triestina in cui ha cominciato l'attività.
Adua e le compagne – Pietrangeli 1960
Dopo la chiusura di un casa per appuntamenti, Adua, Milly, Lolita e Marilina decidono di aprire una trattoria fuori città. Si creeranno così un lavoro onesto, che servirà a mascherare l'attività equivoca cui sono abituate. Esse hanno l'aiuto non disinteressato di un certo Ercoli che facilita le pratiche per la licenza di esercizio, ma impone le sue condizioni. Nei primi mesi le donne dovranno avere un contegno irreprensibile per non dar adito a sospetti; poi riprenderanno la solita attività e divideranno con il protettore i proventi. Per Adua e le compagne inizia una nuova vita: imparano a conoscere il lavoro e ne traggono una serenità d'animo sconosciuta. La trattoria prospera e alle donne si apre la prospettiva di un possibile reinserimento nella società. Quando si presenta Ercoli, le quattro amiche si rifiutano di dare esecuzione ai patti e lo cacciano. Ma lo sfruttatore si vendica immediatamente e riesce a far chiudere la trattoria. Adua e le compagne cercano qualcuno che le aiuti, ma tutti si ritirano e le abbandonano al loro destino. In un impeto di rabbia e di disperazione le donne distruggono la trattoria e ritornano alla loro triste vita.
Altri tempi (miniserie) – Marco Turco 2013
Torino, anni 50. La battaglia della Senatrice Merlin viene raccontata attraverso la storia di Maddalena, una prostituta meglio conosciuta come l'affascinante e seducente Ninfa, maitresse del bordello più prestigioso della città.
La storia racconta il fenomeno della violenza e del mancato rispetto sulle donne e la lotta della senatrice Merlin per l'abolizione delle case di malaffare, usando un contesto storico preciso. Protagonista è la prostituta Maddalena, che racconta la propria storia alla senatrice in una lettera. Nel 1937 Maddalena, appena diciassettenne, perde la famiglia in un incendio e trova lavoro come segretaria dell'avvocato Vaccari, il quale si approfitta di lei. Maddalena lascia la casa dell’avvocato e trova un lavoro come domestica. Durante la permanenza nella casa scopre di essere incinta e mette al mondo una bambina, che chiamerà Anna. La nuova datrice di lavoro di Maddalena, Gemma, comincia a guardare male la ragazza, sia per essere questa una madre non sposata (elemento che all'epoca era sempre pericoloso per la reputazione della donna, anche se la gravidanza o la deflorazione erano frutto di uno stupro e non di un rapporto consenziente) sia per gelosia (Gemma non ha mai potuto avere figli, ed è stata lasciata proprio per la sua sterilità). Intanto l'avvocato declina la propria responsabilità verso la figlia. Maddalena perciò una sera tenta la fuga e lascia la figlia in convento. Soccorsa da alcune prostitute, Maddalena viene arrestata e scambiata per “una di quelle”. Viene poi salvata da una cliente di Gemma che le offre un lavoro in un bordello.
Maddalena rimane nella casa chiusa "Raffaello", con il nome di Ninfa, vedendo crollare la sua reputazione e le speranze di accedere a una vita dignitosa. Contrae anche la sifilide a causa di rapporti sessuali non protetti con i clienti, ma sopravvive suo malgrado. Una volta in cui va a trovare la figlia, non ottiene più di poter occuparsi di essa, essendo diventata una prostituta e quindi una donna che tutti condannano, e quindi è costretta dalle suore a dire addio ad Anna, che verrà data in adozione. Maddalena decide che se non può liberarsi della nomea di prostituta, si affermerà in questo campo, fino a diventare la maitresse del "Raffaello". Nel bordello vengono raccolte numerose donne, che si vedono costrette a prostituirsi per una ragione o un'altra, e sperano, anche illudendosi, di poter rivedere le proprie famiglie; si unisce a loro anche una ragazzina figlia di poveri contadini, Edda, che si infiltra spacciandosi per la nipote di Maddalena, per sfuggire alla povertà. Anna invece sarà adottata da un'altra famiglia, che le imporrà il nome di Adele.
Case chiuse – Filippo Soldi 2011
Questo documentario è un viaggio attraverso il tempo nel mondo delle case di tolleranza, un’istituzione antica, la cui ideazione risale alla notte dei tempi. Un viaggio che parte da lontano, dal lupanare di Pompei e dal papiro erotico del Museo Egizio di Torino per arrivare alle luci soffuse dell’Artemis di Berlino – che apre straordinariamente le sue porte alle telecamere - con le sue bibite analcoliche e la sua attenzione al benessere, passando per i filmati d’epoca, e le testimonianze di personaggi dello spettacolo come Lina Wertmüller e Tinto Brass, della cultura come Eva Cantarella e Luciana Castellina, o come Pia Covre, portavoce del ‘Comitato per i diritti civili delle prostitute’.
La svolta storica è del 20 febbraio 1958 quando il Parlamento italiano approva la famosa legge Merlin e decreta così la fine dell’antica istituzione del bordello. Il dibattito è aperto: luoghi di piacere o di sfruttamento? Di seduzione o disperazione? Lo scrittore italiano Dino Buzzati paragona l’evento all’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto. In molti ricordano con nostalgia quei luoghi di “piacere”. Rispondono idealmente le prostitute dell’epoca con le commoventi parole delle loro lettere scritte alla Merlin per denunciare la loro situazione di degrado; voci restituite grazie alle attrici Piera Degli Esposti e Mariangela D’Abbraccio, che fanno da contrappunto alle immagini del film.
Arrangiatevi – Bolognini 1959
Totò e Peppino sono i protagonisti di Arrangiatevi, una pellicola incentrata completamente sulla nuova società italiana che, con la fine dell’epoca dei bordelli, deve guardare avanti. Un cambiamento apparentemente insignificante ma che stravolse in maniera irreversibile il nostro tessuto sociale.
Dopo quasi vent’anni di coabitazione con una famiglia di esuli istriani, sul finire degli anni cinquanta la numerosa famiglia Armentano vuole assolutamente una casa propria.
Peppino, il padre di casa, per risolvere un battibecco fra lui e la moglie Maria, decide di trovare lui stesso una dimora su misura per loro. Sfortunatamente, fattosi infinocchiare da un losco agente immobiliare, finisce col comprare a prezzo stracciato un appartamento in Via Fontanella. Proprio nel luogo dove prima stava il famoso bordello della Sora Gina.
Guai, equivoci a non finire, litigate giornaliere con ex clienti che sperano (vedendo le persiane spalancate) in un'inopinata riapertura.
Una delle più divertenti e importanti commedie degli anni '50: fertilità d'invenzioni, dialogo sagace, ritmo scorrevole e persino - data l'epoca - coraggioso impegno sociale.
“E lo volete un consiglio, militari e civili, piantatela con questa nostalgia! Oltre che incivili, è inutile! Ormai li hanno chiusi! A voi italiani è rimasto questo chiodo, fisso qui. Toglietevelo! Ormai li hanno chiusi! Arrangiatevi!” (Frase di nonno Illuminato - Totò).
Al prossimo appuntamento, che, sono sicuro, vi sorprenderà.
Emanuele De Vito