ANAIS NIN, OVVERO IL SESSO DECLINATO AL FEMMINILE
Anaïs Nin, chi era costei?
Perdonate l’incipit di ispirazione manzoniana, peraltro privo di originalità, ma non sapevo in quale altro modo introdurre l’argomento di questa breve trattazione sulla letteratura erotica al femminile, che trova in Anaïs Nin una delle più straordinarie delle interpreti.
Posso però rassicurarvi che, contrariamente al Carneade invocato da Don Abbondio all’inizio dell’ottavo capitolo de I Promessi Sposi, Anaïs Nin è tutto fuorchè una sconosciuta, dal momento che si tratta in effetti di una delle autrici di letteratura erotica più controverse del secolo scorso.
Già la sua nascita, avvenuta in Francia nel 1903, porta con sè il sigillo dell’eccezionalità e della predestinazione. Anaïs Nin, all’anagrafe Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell, nasce dal connubio tra Joaquin Nin, pianista cubano e Rosa Culmell, cantante cubana di origini francesi e danesi. Anaïs, al pari dei suoi genitori, trova presto la sua voce, la sua possibilità di espressione, ma, a differenza dei suoi sonori parenti più prossimi, la trova non nella musica, bensì nella parola scritta. Infatti, inizia a scrivere fin da giovanissima, quando, in seguito all’abbandono del padre, decide di redigere un Diario che la accompagnerà per tutta la vita e che è considerata la sua opera più importante.
Però, visto il contesto di ospitalità per il nostro scrivere, e seguendo il fil rouge di questo blog, io mi concentrerò sull’opera della Nin che l’ha imposta al mondo come una delle autrici di letteratura erotica più conosciute. E lo farò con il ritmo lento ed eccitante di uno spogliarello ben eseguito, in modo da rendere l’attesa quasi un’agonia dei sensi fino all’esplosione del piacere, infine.
La Nin, come accade sovente alle ragazze abbandonate dal padre in tenera età, si sposa giovanissima (appena ventenne) con Hugh Parker Guiler, di professione bancario e futuro cineasta sperimentale. Ben presto, però, la natura estremamente passionale e curiosa della Nin ha la meglio sulla monotonia (e forse, sulla monogamia) della vita matrimoniale, portandola a rifugiarsi in numerose relazioni adulterine e avventure di varia natura.
E’ proprio in questo periodo di intensa sperimentazione sessuale e sentimentale, che Anaïs Nin, trasferitasi a Parigi, conosce Henry Miller, futuro autore dei due capisaldi della letteratura erotica del novecento, Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno.
Lei era impressionata dalla sua scrittura “ardita, virile, animale.” Trovava fosse “un uomo la cui vita inebria… È come me.” Si riconobbero a vicenda - come poteva essere altrimenti - dal momento che in quella relazione entrambi scoprirono di sentirsi totalmente liberi, totalmente se stessi. Chiamarono la loro relazione “il laboratorio di pizzo nero”, e in questa si davano a ogni tipo di sperimentazione, sessuale e artistica. Non ci fu solo Henry Miller, ma ci fu soprattutto Henry Miller, per tutti gli anni ‘30. “Bramo la tua forza e la tua dolcezza, le tue mani, ogni cosa di te, e non so più quelle che ricordo e quelle che desidero.”
Nel tempo della loro relazione, nella quale si insinuò, per un breve periodo, anche la moglie di Miller, June Mansfield (quando la Nin la vide pensò che fosse la donna più bella che avesse mai visto), i due si scambiarono miriadi di lettere raccolte nel 1989 con il titolo Storia di una passione. Lui adorava scriverle e lei non era da meno. Lo faceva a macchina e aggiungeva annotazioni di ogni tipo. Anche per lettera si amavano dello stesso amore carnale che li consumava quando erano insieme. Le missive sono ricolme di allusioni sessuali o descrizioni esplicite. La loro passione non si spegneva, che si incontrassero in albergo, nella casa vuota di Anaïs, in un bar in centro. Oppure tra le parole. Quando si lasciavano prendevano immediatamente a scriversi: “vacillo… abbacinata dall’intensità di quelle ore... Henry grida: dimmi, dimmi quello che senti. E io non posso. Ho il sangue agli occhi, alla testa.”
Come la loro passione che più bruciava e più cresceva, anche le loro parole non si esaurivano mai. Intervenivano ciascuno sull’opera dell’altro annotando, consigliando, correggendo. Nutrivano reciprocamente le loro anime, i loro corpi, i loro libri. “Il nostro lavoro è interrelato, – scrive Anaïs – interdipendente, sposato. Il mio lavoro è la moglie del suo.”
E’ proprio grazie a Miller che Anaïs Nin diventa una scrittrice di letteratura erotica, con tempi e modi così bizzarri che val la pena di spenderci qualche parola. Volendo sintetizzare (anche per non annoiare il lettore che ha avuto la pazienza di giungere a tal punto), dirò soltanto che la carriera di autrice erotica della Nin nasce dalla curiosa richiesta di un misterioso Collezionista, che commissiona a Miller dei racconti erotici per il suo personale piacere, offrendogli la somma di cento dollari al mese.
A Henry Miller sembra una punizione dantesca essere costretto a scrivere pornografia per un dollaro a pagina. Egli trova estremamente castrante scrivere su ordinazione e gli sembra che raccontare le sue avventure erotiche con un voyeur che spia dal buco della serratura sottragga estro e spontaneità alla scrittura. Per questo motivo si ribella a quella che considera un’imposizione indegna di uno scrittore del suo rango e, scherzando, propone alla sua amica-amante Nin di scrivere al posto suo. Anaïs accetta, spinta dalla sua naturale curiosità per il sesso, ma anche, o forse soprattutto, per bisogno di soldi. Dalla lettura assidua del Kamasutra e dai molti racconti, veri e inventati, dei suo amici, prende vita uno dei libri sul sesso al femminile più celebri del novecento: Il Delta di Venere.
Sedici racconti erotici, nei quali, per esplicita richiesta del misterioso committente, il sesso e l’erotismo si spogliano gradualmente di poesia e filosofia, riducendosi quasi a pura pornografia, a una descrizione dettagliata ma, come avrà a lamentarsi la stessa Nin, arida e fredda di parti anatomiche. In una lettera indirizzata al collezionista Anaïs Nin si esprime in questi termini: "Caro collezionista, noi la odiamo. Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico ripetuto, quando diventa un'ossessione meccanicistica. Diventa una noia. Lei ci ha insegnato più di chiunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all'emozione, all'appetito, al desiderio, alla lussuria, al caso, ai capricci, ai legami personali, a relazioni più profonde che ne cambiano il colore, il sapore, i ritmi, l'intensità... “.
Anaïs Nina accettò di pubblicare Il Delta di Venere solo nel 1966 perché riconobbe che, nonostante la crescente aridità delle descrizioni, non avesse snaturato del tutto il suo talento artistico anche in seguito alle incalzanti richieste del committente.
Confesso di aver goduto lautamente delle “aride, quasi cliniche, descrizioni” de Il Delta di Venere, la cui lettura, negli anni dei miei primi pruriti adolescenziali, alimentati da sollecitazioni ormonali del tutto prevedibili e naturali a quell’età, è stata sovente, per non dire sempre, accompagnata da eiaculazioni copiose e deliziose. Quindi, incalzato da un ecumenico spirito di condivisione, riporto un brano tratto da Il Delta di Venere che, sono certo, incontrerà il favore di chiunque avrà la costanza necessaria per arrivare in fondo a questo articolo.
“Egli le toccò la gola e attese. Voleva essere sicuro che dormisse. Poi le toccò i seni e Bijou non si mosse. Con cautela e destrezza le accarezzò il ventre e con la pressione del dito spinse la seta nera del vestito in modo da sottolineare la forma delle gambe e lo spazio tra di loro. Dopo aver dato forma a questa valle, continuò ad accarezzarle le gambe, senza però toccargliele sotto il vestito. Poi si alzo silenziosamente dalla seggiola, andò ai piedi del divanetto, e si inginocchiò. Bijou sapeva che, in questa posizione, poteva guardarle sotto il vestito e vedere che non portava niente. L'uomo guardò a lungo.
Poi sentì che le sollevava leggermente l'orlo della gonna, per poter vedere di più. Bijou si era allungata tutta sul divano con Le gambe leggermente divaricate. E ora si scioglieva sotto il tocco e gli sguardi di lui. Com'era bello sentirsi guardare, mentre fingeva di dormire, e sentire che l'uomo era completamente libero. Sentì che la seta veniva sollevata, le gambe scoperte. E lui le guardava.
Con una mano gliele accarezzava dolcemente, lentamente, godendosele senza problemi, sentendo le linee armoniose, i lunghi passaggi serici che salivano sotto il vestito. Era difficile per Bijou rimanere assolutamente immobile. Avrebbe voluto aprire di più le gambe. Come si muoveva lenta la mano di lui. La sentiva seguire i contorni delle gambe, soffermarsi sulle curve, fermarsi sul ginocchio, poi continuare. Poi si interruppe, proprio prima di toccarle il sesso. L'uomo probabilmente Le aveva guardato il viso per vedere se era profondamente ipnotizzata. Poi, con due dita, incominciò a toccarle il sesso, a palparlo.
Quando sentì il miele che affluiva lentamente, egli nascose la testa sotto la gonna, si nascose tra le sue gambe, e incominciò a baciarla. La sua lingua era lunga e agile, penetrante. Bijou dovette trattenersi dallo spostarsi verso la sua bocca vorace.
La piccola lampada emanava una luce così tenue, che Bijou si azzardò a socchiudere gli occhi. L'uomo aveva ritirato la testa da sotto la gonna e si stava togliendo lentamente i vestiti. Era in piedi accanto a lei, magnifico, alto, simile a un re africano, con gli occhi brillanti, i denti scoperti, la bocca umida.
Non muoverti, non muoverti, se vuoi che faccia tutto quel che vuole. Cos'avrebbe fatto un uomo a una donna ipnotizzata, che non doveva intimorire o compiacere in alcun modo?
Nudo, egli torreggiò su di lei e, circondandola con entrambe le braccia, la rigirò delicatamente. Ora Bijou gli offriva le sue natiche sontuose. Egli le sollevò il vestito e le allargò i due monti. Fece una pausa, per riempirsi gli occhi. Le sue dita erano sicure, calde, mentre le apriva la carne. Si piegò su di lei e incominciò a baciarle la fessura. Poi Le fece scivolare le mani intorno al corpo e la sollevò verso di se, in modo da poterla penetrare da dietro. All'inizio trovò solo l'apertura del culo, troppa piccola e stretta per potervi entrare, poi trovò l'apertura più larga. Ondeggiò dentro e fuori di lei per un momento, poi si interruppe.
La rivoltò di nuovo, in modo da potersi vedere mentre la prendeva da davanti. Le sue mani cercarono i seni sotto il vestito e li schiacciarono con carezze violente. Il suo sesso era grosso e la riempiva completamente. Lo introdusse con tanta violenza che Bijou temette di avere un orgasmo e di tradirsi. Voleva prendersi il suo piacere senza che lui lo sapesse. Lui la eccitò talmente con il suo ritmo sessuale incalzante che, quando scivolò fuori per accarezzarla, lei sentì arrivare l'orgasmo. Ora tutto il suo desiderio era teso a provare un nuovo orgasmo. Egli cercò di spingerle il sesso nella bocca semiaperta e Bijou si trattenne dal reagire e aprì solo un po' di più la bocca. Impedire alle sue mani di toccarlo, impedire a se stessa di muoversi, era per lei un grande sforzo. E tuttavia voleva provare ancora quello strano piacere di un orgasmo rubato, come lui provava il piacere di quelle carezze rubate.
La passività di Bijou lo spinse all'orlo del parossismo. Ormai aveva toccato il suo corpo dappertutto, l’aveva penetrata in tutti i modi possibili, ed ora si sedette sui ventre di lei e le spinse il sesso tra i due seni, stringendoseli intorno mentre si muoveva. Bijou sentiva i suoi peli che strusciavano contro di lei.
E finalmente perse il controllo. Aprì contemporaneamente la bocca e gli occhi. L'uomo grugnì di piacere, le premette la bocca contro la sua e si struscio contro di lei con tutto il corpo. La lingua di Bijou batteva contro la bocca di lui, mentre le morsicava le labbra.
All'improvviso egli si interruppe per chiederle: "Vuoi fare una cosa per me?"
Bijou annuì.
"Io mi sdraierò sul pavimento e tu verrai ad accucciarti sopra di me, e mi lascerai guardare sotto il vestito." Egli si allungò sul pavimento e Bijou si accovacciò sopra di lui, reggendo il vestito in modo che poi cadesse coprendogli la testa. Egli le prese le natiche tra le mani come un frutto e le passò la lingua tra i due monti, più volte. Poi le accarezzo il clitoride, il che fece ondeggiare Bijou avanti e indietro. La lingua di lui sentiva ogni reazione, ogni contrazione. Piegandosi su di lui, essa vide il suo pene eretto vibrare a ogni gemito di piacere.”