AMENITA’ SESSUALI: SECONDO EPISODIO

AMENITA’ SESSUALI: SECONDO EPISODIO

Lo ammetto, ho mentito: avevo scritto che questa rubrica sarebbe stata quindicinale e invece sono passate oltre tre settimane dalla pubblicazione del primo episodio. Di questo mi scuso e cercherò d’ora in avanti di rispettare i termini concordati.
Bene, dopo questa “excusatio non petita”, procederei con il secondo episodio riguardanti le amenità sessuali (e non) di ieri, oggi e domani.
Conoscere tali amenità non è importante soltanto perché soddisfa la nostra curiosità, ma anche perché rende evidente quanto varii siano i costumi sessuali e le perversioni, di come percorrano trasversalmente i secoli e le nazioni e, soprattutto, di come ci rendano liberi da pregiudizi e falsi moralismi.
Non voglio annoiarvi oltre (ho già sulla coscienza il peso del mio ritardo), per cui, senza indugiare ancora, iniziamo!

Esistono dei prodotti o dei rimedi che riescono ad evitare uno stupro?
Rapex dispositivo anti-stupro in uso in Africa

Vedendo le immagini vi starete chiedendo che cosa sono questi insoliti oggetti.
Lo stupro è diventato quasi un'abitudine in Africa, quindi un medico chiamato Sonnette Ehlers, ha sviluppato un prodotto che ha subito attirato l'attenzione su quel continente. La dottoressa non ha mai potuto dimenticare una vittima di stupro che gli ha detto con tristezza: "se solo avesse i denti lì sotto". Qualche tempo dopo, un uomo entrò in ospedale dove lavora Ehlers con un dolore insopportabile, perché il suo pene era intrappolato nello zip della cerniera dei pantaloni.
Ehlers ha fuso queste circostanze e ha creato un prodotto che si chiama Rapex. Assomiglia ad un tubo, con gli spuntoni dentro. La donna se lo inserisce come un assorbente, con un applicatore, e qualsiasi uomo che provi a violentare la donna si inchioda sugli spuntoni e deve andare in un pronto soccorso affinché il Rapex venga eliminato.
Quando i critici si lamentarono che era una punizione medievale, la dottoressa rispose loro sorridendo: "è un dispositivo medievale, fatto per un atto medievale"
A mio umile parere dovrebbero venderlo e applicarlo in tutto il mondo!
Un "uomo" che viola una donna, in realtà è una bestia che non ha anima, né cuore e il minimo del minimo che si merita è avere un pene lacerato, insanguinato e fatto a pezzi!

Quali sono dei record che non si sa bene come si siano potuti conquistare?

Ne citerò due che sono impensabili:
In Giappone , un uomo si è masturbato per 9 ore e 58 minuti.
Avesse avuto un Apple watch avrebbe fatto tipo 20 km!

L'attrice porno Lisa Sparxx ha fatto sesso con 919 uomini in 24 ore.
Calcolando che 24 ore sono 1440 minuti, questo significa che ogni atto sessuale è durato un minuto e mezzo.

Cosa era normale nell'antica Grecia e assurdo oggi?

Oltre ai rapporti sessuali, diversi più che più liberi rispetto a oggi, ecco altre chicche.

  1. La schiavitù era una cosa normale e comunemente accettata. Non serviva neppure una giustificazione razzistica per affermare la proprietà di un uomo su un altro, tant'è che in alcune polèis gli schiavi non erano prigionieri di guerra, ma cittadini che potevano diventare schiavi per debiti.

Erano pochissime le voci che si levavano contro questo istituto, ritenuto pienamente legittimo anche dai filosofi più illuminati.

2. Era piuttosto normale che uno zio sposasse una nipote o viceversa.

3. La religione permeava quasi tutti gli aspetti della loro società in un modo assai più evidente rispetto all'oggi, dove sfera civile e religiosa sono bene o male separate.
Nell'antichità questa distinzione era quasi impossibile. Ad esempio i sacerdoti erano dei magistrati dello Stato e inquadrati come tali.
Gli oracoli dell' Apollo di Delo era ritenuto infallibili, ancorché non facilmente interpretabili. Era normalissimo andare a chiedere un consulto al Santuario nel caso di decisioni importanti, come dichiarare guerra o invadere uno Stato vicino.

Le rappresentazioni teatrali avvenivano durante le feste religiose più importanti e avevano un significato sacro ben evidente. La gente ci andava più con lo spirito con cui si assiste a una liturgia che a uno spettacolo profano o divertirsi, come accade oggi.
Persino le Olimpiadi avevano una caratteristica religiosa evidentissima, essendo dedicate a Giove Olimpio.

In pratica, senza gli dèi non si faceva nulla: non si guerreggiava, non si gareggiava, non ci si esibiva a teatro.


4. Il ruolo della donna nell'Atene Classica era paragonabile a quella delle donne nei Paesi musulmani più integralisti.
Non poteva uscire di casa da sola, in presenza degli estranei doveva indossare il velo, veniva sposata prestissimo, aveva pochissimi diritti sia da nubile che da maritata.
Solo le etere ad Atene godevano di più ampie libertà. Paradossalmente erano assai più emancipate le donne di Sparta.

Da dove deriva la parola "fica"?

Per rispondere a questa domanda dovrò fare una breve digressione etimologica, dato che la questione è molto più intricata del previsto.
Il termine di partenza deve essere l'aggettivo e sostantivo fico (figo nella variante settentrionale, dove il mutamento da /k/ a /g/ è sistematico), usato praticamente ovunque in Italia col significato di "bello, ganzo". Esso pare provenire dal termine romanesco ficaccio, le cui attestazioni sembrano risalire ad un secolo e mezzo prima rispetto a quelle di fico (e quindi togliere ogni dubbio che sia una derivazione di fico con l'aggiunta del suffisso -accio). Il testo in questione sarebbe un sonetto di G. Belli del 1835, dove troviamo il sintagma "ficaccia mediscina", ovvero "medicina utile". È infatti Belli stesso, in una nota a piè di pagina, a spiegare la derivazione di ficaccia da efficace, diventandone così una «corruzione popolare». Si può quindi pensare che da qua si sia sviluppato, per retroformazione, l'aggettivo romanesco fico, col significato di "valido, in gamba" (e quindi, in un certo senso, un'estensione semantica di efficace), e che poi si sia diffuso in tutta la Penisola. Successivamente, il termine è stato anche "convertito" al femminile fica, con un significato ancora più esteso, legato al campo sensuale ed erotico.
L'etimologia è tuttora dibattuta e non abbiamo una risposta univoca da parte di tutti gli studiosi, tant'è che molti sostengono il contrario, ovvero che fico derivi da fica (sebbene non ci sia alcuna motivazione formale o semantica a riguardo).
Fonte: Baglioni Daniele, L'Etimologia, Carocci, Roma 2020.

Puoi dimostrare che l'uomo è perverso?

Beh si, ti mostro un'immagine.

Probabilmente guardando maglio lo avrai notato, altrimenti te lo dico io. Il disegno raffigura un bambino che si lava le mani sul lavandino.

Cosa pensava Napoleone di sua moglie?

“Non lavarti, arrivo!”
Messaggio che Napoleone Bonaparte inviò alla moglie Joséphine, prima di tornare in Francia.
Il loro inizialmente fu un matrimonio di interesse che successivamente sfociò in una passione sfrenata.

Napoleone, non aveva un buon carattere e neppure dei modi raffinati, desiderava essere introdotto dalla consorte, che invece era molto amata e ben inserita negli ambienti nobiliari, per guadagnarsi quel consenso necessario all’ascesa al potere che aveva in mente e che lo avrebbe portato a cingere la corona.
Giuseppina d’altro canto aveva notato le potenzialità dell’uomo e volle diventare la consorte di un uomo potente, migliorando ancora di più la sua scalata sociale. Fu nei primi mesi di matrimonio che i due iniziarono a conoscersi meglio e divampò la passione. Napoleone durante le sue campagne militari non mancò mai di mandarle lettere d’amore appassionate.
Giuseppina era un’appassionata coltivatrice di rose e il marito era solito portarle tante varietà di questo fiore dai suoi viaggi. A Napoleone piacevano gli odori e i sapori forti: si narra che raccomandasse la moglie di non lavarsi più fino al momento dell’incontro.
Quando i dottori, dissero che Giuseppina a causa di una menopausa precoce non poteva avere più figli, il divorzio fu inevitabile, anche se Napoleone continuò ad amarla ed a incontrala.
Giuseppina morì nel 1814, quando Napoleone era già in esilio e la sua disperazione fu grande, non potendole aver detto addio.
Il generale non la dimentico’ mai, rimembrandola anche nei suoi ultimi attimi di vita.
Fonti dal libro: “Napoleone e Giuseppina” di Theo Aronson