AMENITA’ SESSUALI: EPISODIO 11
La sessualità, l’erotismo, il sesso, sono così profondamente radicati nell’essere umano, che non sorprende affatto che la rappresentazione dell’atto sessuale e degli organi sessuali siano stati, fin dall’antichità, espressi in varie forme artistiche.
Se l’arte è espressione della parte più profonda dell’essere umano, quale forma d’arte migliore di quella che rappresenta la sessualità in tutte le sue espressioni?
Sorprende, casomai, il fatto che in alcune epoche la sessualità e la sua rappresentazione, anzi, qualsiasi richiamo alla sessualità, siano stati ferocemente repressi, come se fossero una deviazione pericolosa dal percorso vitale dell’essere umano. Oltretutto, si sa, la repressione degli istinti primordiali – e il sesso è emblematico, visto che senza non saremmo qui a scrivere – genera mostruosità criminali.
Per cui, senza alcun pregiudizio godiamoci il sesso in tutte le sue forme.
ESEMPI ANTICHI DI ARTE EROTICA
Dall'alba della civiltà, gli esseri umani hanno incorporato la sessualità nell'arte erotica, nel culto e nella vita quotidiana. Ci sono state culture e tempi in cui i riferimenti espliciti alla sessualità erano più accettati dalle norme sociali, e tempi in cui non lo erano.
Tuttavia, la visione repressiva della sessualità sposata dalla Chiesa nel Medioevo e poi la sessualità repressa dell'epoca vittoriana hanno lasciato molti nel mondo occidentale a credere che pochi, se non nessuno, nel passato fossero disposti e capaci di accettare e persino di godere della loro sessualità.
Questi sono alcuni vecchi pezzi che dimostrano che l'erotismo nelle arti è molto più antico di quanto si pensi.
Un'opera d'arte erotica in giada realizzata durante la dinastia Ming (1368-1644). Cina.
Un piatto d'argilla raffigurante una coppia che copula. Antico periodo babilonese, secondo millennio a.C. Mesopotamia (Iraq).
Una figura fallica iberica. V-III secolo a.C. Spagna.
Cambiar vita, dal porno all’… attivismo! Shelley Lubben:
Tra il 1993 e il 1994, Shelley Lubben ha fatto più di 30 film porno usando il nome d'arte Roxy.
Cacciata di casa a 18 anni, ha lavorato come ballerina e prostituta fino ad entrare nell'industria del porno anni dopo, ma la sua carriera ha avuto vita breve.
Dopo aver contratto l'herpes, ha rinunciato e ha creato un'associazione per aiutare le persone con traumi legati alla pornografia. Si convertì al Cristianesimo e diventò un'attivista anti-pornografia. A partire dal 2012, fu il direttore esecutivo della Pink Cross Foundation, che si rivolge a donne e uomini che lavorano nella pornografia offrendo loro assistenza per abbandonare questo settore, e attraverso forum pubblici informa delle condizioni di lavoro pericolose da lei sperimentate nel settore del porno.
In un'intervista con Howard Stern e Deseret News, la Lubben dichiarò che quando aveva nove anni, un fratello e una sorella avevano abusato sessualmente di lei. Si prostituì dall'età di 18 anni fino ai 26. Durante questo periodo, uno dei suoi clienti la mise incinta e lei dette alla luce una figlia.
Il periodo del porno
Entrò nell'industria cinematografica per adulti a 24 anni, quando ancora faceva la prostituta. Proprio in questo periodo lei contrasse un herpes e l'HPV, che portò al cancro del collo dell'utero. Durante e dopo la sua vita nell'industria del sesso, dovette combattere contro la dipendenza da alcol e droga. La carriera pornografica durò solo due anni (1993-94), con circa 15 film hard.
The Pink Cross Foundation
Nel 2005, Shelley Lubben avviò una campagna online, utilizzando i social network contro l'industria del sesso. Nel 2008, creò un'organizzazione chiamata The Pink Cross Foundation. Il gruppo si concentra sulla sensibilizzazione delle persone che operano nel settore del porno, in particolare attori ed attrici, e offre supporto a coloro che desiderano lasciare il settore. L'organizzazione offre un forum di supporto online per le persone che sono dipendenti da droghe, sesso e pornografia. La Pink Cross Foundation mostra quello che l'industria del porno è realmente e apre alle porno star nuovi orizzonti al di fuori dell'industria del sesso. Molte attrici e molti attori hanno lasciato l'industria a luci rosse attraverso la Pink Cross Foundation.
Apparizioni sui media
Shelley Lubben è apparsa in vari media internazionali, tra cui radio, televisione e cinema. Una panoramica della sua vita è stata descritta nei documentari Traffic Control e Out of the Darkness, l'ultimo dei quali è stato scelto per essere il film di apertura del John Paul II Film Festival 2011. Nel gennaio 2013, l'artista e modello svizzero Patrick Nuo affermò che la Lubben lo aveva aiutato ad affrontare la sua dipendenza dalla pornografia. Nel giugno 2012, la Lubben ha condiviso la sua storia di vita in Slovacchia sui media locali. A partire dal 2012, presentò le sue esperienze personali nel cinema per adulti in forum pubblici, parlando del processo di recupero e degli effetti emotivi, mentali e fisici della pornografia sugli attori e sulle attrici. Nel febbraio del 2011 tenne una conferenza all'Università di Cambridge, dove presentò gli effetti nocivi della pornografia.
È morta nel 2019 all'età di 50 anni. La causa della sua morte non è stata rilasciata.
Palle… “non allineate”
Quando guardi il tuo scroto (se ne hai uno, ovviamente) noterai che i tuoi testicoli non sono alla stessa altezza. Infatti, uno dei testicoli si abbassa più dell'altro.
Questo è un piccolo dettaglio di cui non ci rendiamo nemmeno conto, ma ha una funzione importante: minimizza l'impatto di un testicolo sull'altro.
Se entrambi fossero alla stessa altezza, avremmo una struttura simile a un "knock-knock", un giocattolo che un tempo era molto popolare e che ha un nome super intuitivo.
Non sarebbe bello se ad ogni salto i nostri testicoli si comportassero come le palle di un colpo.
Apprezza l'asimmetria dell'altezza dei tuoi testicoli.
Da dove deriva il cazzo? La parola cazzo
Loggia di Psiche: decorazione a Villa Farnesina (Raffaello, Giulio Romano Giovanni da Udine ( realizzò i festoni vegetali) , Giovan Francesco Penni - 1516 circa).
Particolare
Il documento in cui appare per la prima volta il termine “cazzo”? È un sonetto comico scritto da Rustico Filippi (1235-1295), poeta realista fiorentino. Ecco il brano, dedicato probabilmente a Fastello dei Tosinghi, podestà guelfo di San Gimignano nel 1259:
Fastel, messer fastidio de le cazza ,
dibassa [denigra] i ghebellini a dismisura,
e tutto il giorno arringa in su la piazza
e dice ch'e 'gli tiene 'n aventura [li giudica in pericolo] .
Dunque, Fastello è chiamato “fastidio de le cazza”: ovvero, fastidio del cazzo.
Oggi diremmo: rompicazzo . Da notare che qui “ cazza” è al plurale: come molte parole latine neutre, che al plurale terminavano in -a. Dunque, la parola cazzo era usata a Firenze già nel Medioevo, nel 1200. Ma con quale significato?
Per il linguista Angelico Prati deriva dal tardo latino “ cattia ” (tazza) nel significato di mestola . Dunque, l'assonanza fra la parola cazzo e cazzeruola , casseruola, cazzuola deriva dalla loro comune parentela etimologica come attrezzi da cucina (e a proposito di parentele linguistiche, cazzotto cioè pugno forte, deriva a sua volta da cazzo).
Ma questa interpretazione ha un problema, nota il linguista Antonio Lupis: e cioè che cattia e cazza significano tazza, contenitore, e non “ manico “, come sarebbe logico supporre per evocare la forma fallica: tanto che nel sonetto di Filippi cazza è in realtà un sinonimo di scodelle, contenitori, “scatole”. Quindi, a rigore, “fastidio de le cazza” è un sinonimo di “ rompicoglioni “.
In più, aggiunge Lupis, il femminile cazza è presente solo in un altro documento, il “Pataffio”, un componimento anonimo del 1521: “pur di cazza [mestola] 'l catino [vaso] imbratterò / e il battaglio per lo corpo diemmi”. Ma, osserva Lupis, è una forma del 1521 “e occorrono forme antiche per giustificare l'equazione cazza=cazzo”.
Conclude Lupis, il termine cazzo non deriva da cazza (= mestolo) perché cazzo è un termine originale dell'area umbro-toscana fin dal 1300.
Da dove arriva, allora? Dal verbo captiare , cacciare , nel senso di “infilare, mettere dentro con forza”: cazzo , quindi, è “ la cosa che si infila, si mette dentro “. Tanto che anche il verbo marinaresco cazzare (= tirare a sé una fune) ne condivide l'etimo.
Stanno davvero così le cose? In mancanza di nuovi documenti, pare l'ipotesi più convincente .
Oddio se il cazzo poi proprio ti piace e ti interessa, ti passo l’intera “ETIMOLOGIA DEL CAZZO”
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